lunedì 1 giugno 2015

Lillo Melidoro: les jeux sont fait! (finale)

Lillo ebbe la visione di un cabinato a vela che si allontanava
Ricordate il 15 aprile 2015? Proprio quel 15 aprile 2015?
Bene, anunciavo che il racconto a puntate era praticamente terminato e che quello era il penultimo capitolo.
Ora, a distanza di un mese e mezzo, la storia è veramente finita, e la trovate quiggiù, qualche riga più in la'. 
Non so se gioire (per aver finalmente terminato) o arrossire (di vergogna per il tempo trascorso), ma mi rendo conto che c'è bisogno di un bel ripasso, per cui a questa etichetta troverete tutta la storia.
Io non so se Lillo Melidoro via ha interessato, se avere veramente letto il racconto e se leggerete anche la conclusione e, soprattutto, se il finale vi piacerà. Fatemi sapere se vorrete, ne sarei lieto.
Ora non ho altro da dire, se non che i problemi tecnici sono stati risolti con un programmino facile facile scaricato al volo dopo settimane di ricerca e di attesa (vana) di un tecnico. Ma ringrazio ugualmente  qui tutti quelli di voi che si sono prodigati in consigli e incoraggiamenti. Ancora grazie!
E ora... gran finale!

 

Lillo Melidoro: les jeux sont fait!


(Lillo) Vide don Alfonso al bancone discorrere con un tipo.

La sua mente abbinò istintivamente l’uomo alla macchina parcheggiata fuori e, soprattutto, a Patrizia. Quanti scherzi fa il cervello quando è a corto di ossigeno!

“Lillo!” l’accolse la voce solitamente argentina del boss. “Amico mio, eccoti finalmente qua! Vieni, sediamoci. Potresti chiudere per favore la porta? Basta che giri la chiave.”

Lillo fece qualche passo indietro e chiuse la porta.

Don Alfonso ora lo stava aspettando seduto ad un tavolo al centro del locale, mentre il palestrato era rimasto poggiato al bancone, da dove osservava.

“Accomodati.”

Lillo sedette cercando di darsi un contegno, ma non sapeva quale fosse veramente il suo aspetto in quel momento.

“Allora, hai scoperto qualcosa su quello che ti avevo chiesto? O meglio: mi devi dire qualcosa?”

Lillo si chiese se con quell’ultima frase il boss gli aveva appena lanciato un’ancora di salvezza o un paio di zavorre per farlo andare definitivamente a fondo.

“Certamente, don Alfonso. Dopo che mi ha chiesto quel favore… “

Lillo volse il capo verso l’uomo appoggiato al bancone che li stava guardando con fare tranquillo.

Don Alfonso guardò anche lui Benny.

“Diciamo che lui può stare“ disse poi fissando Lillo negli occhi.

“Si, forse è meglio se resta anche lui.” Patrizia era appena entrata in sala e si stava avvicinando al tavolino; era lei che aveva parlato.

Lillo cominciava a capire, o almeno ad immaginare la verità.

“Sono tutto orecchi” disse il boss a Lillo.

“A questo punto penso che se Patrizia è qui le abbia già detto tutto…”

“Certamente, ma tu ripetimelo lo stesso.”

“Dunque: ho seguito Patrizia per qualche giorno e ho visto che si incontrava con qualcuno. Non ho visto con chi, all’inizio… poi mi è sembrato fosse un tipo con una SLK argento, uguale a quella parcheggiata fuori.” Lillo stava prendendo coraggio. “E ora che lo vedo qui, al bancone, facendo due più due penso proprio sia lui. E penso anche che abbia fatto bene a farlo restare, perché la persona che stava cercando è lui. Ma non perché sia l’amante di Patrizia… ” Lillo si stava aprendo una via d'uscita.

“E allora?” chiese don Alfonso.

“Perché questo tizio la ricatta e la costringe a fare cose…”

“Strano…” disse il boss.

“Strano, cosa?” Iniziò a balbettare Lillo.

“Strana questa versione dei fatti.”

“Cioè?” Lillo non sentiva più terreno stabile sotto i piedi.

“Perché stamattina Patrizia mi ha parlato e mi ha raccontato una versione un po’ diversa. O meglio: la commedia è la stessa, ma i personaggi cambiano ruolo.”

Don Alfonso si girò a guardare l’uomo al bancone; Patrizia, vestitino a fiori modesto e dignitoso, adesso era vicino a lui.

“Dunque, Patrizia mi ha detto… correggimi se sbaglio” disse rivolto alla donna, “che sei tu che l’hai insidiata e che lei ha dovuto sottostare alle tue avances perché aveva paura, visti i suoi... per così dire precedenti, che io non le credessi.”

Lillo rimase sbalordito: Patrizia aveva saputo ribaltato la situazione in modo semplice ma efficace.

“Ma che gli hai detto!” urlò Lillo alla donna.

“Abbassa la voce quando sei in mia presenza!” intervenne il boss.

“Ma è una bugiarda! È lui che le sta dietro e l’infastidisce!” si difese Lillo puntando il dito contro Benny.

“E io dovrei credere a te, che sei solo un mio tirapiedi, o a Patrizia che è la donna che ho sposato?”

Lillo aveva molte risposte in punta di lingua, ma tutte avrebbero finito per metterlo ancor più nei guai, se la posizione di don Alfonso era quella.

Per uno scherzo di chissà quale dio o demone, Lillo ebbe la visione di un cabinato a vela che si allontanava dal molo senza di lui.

“Don Alfonso, le giuro che non è così!” Lillo era deciso a giocare il tutto per tutto. “Come lei stesso ha detto Patrizia è… è stata… insomma ha capito, e si sa che gente come quella direbbe e farebbe qualunque cosa pur di tirarsi fuori dai guai.”

Patrizia si avvicinò al tavolo e poggiò un braccio sulla spalla del marito, poi gli stampò un bacio sulla testa. Non pareve toccata da quelle parole offensive.

Benny,che finora non aveva fiatato, era sempre immobile al bancone con l’atteggiamento indifferente di chi sta guardando in tv i risultati di uno sport di cui non gli frega niente.

Ma non c’era nessuna tv accesa in quel momento.

“Avevo detto a Patrizia già da un pezzo di parlare con lei e di raccontarle tutto, ma non voleva rattristarla, e così ha preferito tacere e tenersi tutto dentro” disse all’improvviso l’uomo del bancone.

‘So io cosa si è tenuto dentro finora quella zoccola’ pensò Lillo, ma la barca si stava allontanando sempre più nella sua testa.

Forse, pensò, l’unica cosa da fare è confessare tutto quello che vogliono sentirsi dire e sperare che don Alfonso non si sia alzato con la luna storta, oggi. E magari anche in una buona parola da parte di Patrizia, in memoria di tutti i pomeriggi passati nell’alberghetto di periferia. Lillo preferiva sempre i lieto fine quando guardava le serie tv.

Abbassò la testa e cominciò:

“Sì, è vero… forse… “
“Non ti preoccupare, Lillo, Alfonso sa riconoscere le persone per quelle che veramente sono. Vero caro?” interruppe la donna schioccando un altro bacio sulla testa del marito.

Don Alfonso arrossì. Poi prese la mano di Patrizia e la baciò.

“Vai di là a sciacquarti la faccia” intimò il boss a Lillo. “Poi torna qua che finiamo il discorso.”

A Lillo si aprì uno squarcio nel nero che aveva in testa e sorrise.

Non si fece ripetere due volte l’invito e si alzò.

Don Alfonso fece un cenno e da dietro un separé comparve un uomo.

“Ti accompagna lui” disse a Lillo.

L’uomo alto e robusto gli si avvicinò e lo precedette dietro una tenda alla destra del bancone.

“Ma il bagno è di là… “ disse Lillo indicando l’altro lato della sala.

L’uomo lo prese per un braccio facendogli capire che quella era la direzione giusta.

‘Ma per dove?’ si chiese, muto, Lillo, sparendo dietro il tendone verde bosco. Rassegnato.

Patrizia sedette sulle gambe di don Alfonso, passandogli il braccio attorno alle spalle.

“Quello è il tuo allenatore, vero?” chiese lui a lei indicando col capo l’altro.

“Certamente! Te l’ho portato solo perché conosceva tutta la storia e poteva essermi testimone!”

“Sai cosa sta succedendo a Lillo?”

“Sì! Eh, quante domande che mi fai!”

“Voglio solo essere sicuro che hai capito come stanno le cose.”

“Sì, sì, certo che ho capito!” rispose Patrizia quasi imbronciata.

‘Sei tu che non lo sai o non lo vuoi sapere’ stava pensando invece sotto i capelli biondi.



*******

Qualche mese dopo…


Il bar della baracchina era sempre pieno a quell’ora.


Due tipi giovani, ben messi, muscoli al vento e orecchini ai lobi, sorseggiano qualcosa di molto colorato da bicchieri lunghi e stretti.


“Ma chi te l’ha raccontate ‘ste cose?” chiese Manuel.


“Patrizia!” rispose Pier.


“’Quella’ Patrizia? Quella di Lillo, don Alfonso ecc. ?”


“E chi sennò? La mia morosa!”


“E Benny?”


“Eh, da mo’ che l’ha mollato, lei ha bisogno sempre di carne fresca.”


“Quindi anche a te prima o poi da’ il benservito?”


Pier sorrise, anzi sogghignò.


“Certamente, ma fino a che dura… Soldi, bella vita, personaggi che possono qualunque cosa… e poi lei non scherza, l’hai vista!”


“Certo che povero Lillo… che fine… “


“Ma anche lui ha avuto la sua parte e se l’è goduta finché ha potuto.”


Dal telefonino di Manuel partì Il tempo delle mele.


“Che razza di soneria c’hai?” chiese Pier.


“No… è per una che mi fa il filo… per riconoscerla, così non rispondo.” Adesso Manuel era confuso. Prese il telefonino e rifiutò la chiamata.


“Senti, io devo andare adesso. Per quella partita di pesca cosa si fa?”


“È tutto ok, come stabilito” rispose Pier finendo la cosa che aveva nel bicchiere.


“Allora a domani alle dieci.”


“A domani”.


Manuel si alzò appena in tempo per sentire che stava per partire di nuovo Il tempo delle mele”.


 


**********


 


Patrizia ricompose il numero di Manuel, e dopo qualche squillo:


“Perché non hai risposto?” chiese senza dare il tempo di niente a nessuno.


“Ero con Pier, non potevo rischiare che sentisse e riconoscesse la tua voce!”


“Si, hai ragione. Quel Pier comincia veramente a stancarmi, uff…  Allora ci si vede pomeriggio?”


“Certo! Come al solito: stesso motel, stessa stanza. E di’ a Mimì che voglio trovare l’acqua fresca quando arrivo, frizzante, mi raccomando!”


“Sarà tutto frizzante, caro!”

 


FINE

 

 


 



mercoledì 27 maggio 2015

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ovviamente non sono questi i cookies! (battutaccia... )

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L'oste Juan

giovedì 7 maggio 2015

Dopo viva e vibrante attesa, vi comunico che...

Ho constatato con orrore che sono fermo al 29 aprile con le pubblicazioni su questo blog! E con le relative visite ai blog amici!
Quindi è giusto che spieghi qualcosa...
Non è una giustificazione la mia, ma solo un'oggettiva dichiarazione di quel che sta accadendo.
Diciamo subito che non sono stato rapito da un'astronave aliena e che, quindi, non ho alcuna esperienza extraterrestre da raccontare. Mi dispiace per i culturi del fantastico...
Non c'entra niente una motivazione personale tipo: ho saputo di essere malato, molto malato, mi restano pochi mesi di vita e così sono andato a fare il mio ultimo viaggio in giro per il mondo. Anzitutto perché sono sano come un pesce (ma prima di finire saltato in padella o al cartoccio col sale!) e secondo perché la mia pigrizia mi impedirebbe anche di guardare da sotto in su la scaletta che mi porterebbe, dopo una ventina di sudatissmi scalini, sulla tolda di una costacrocierequalsiasi. Avete presente Nero Wolf? Ma quello di Tino Buazzelli!
Cosa resta, allora?
Ebbene, resta il virus (o presunto tale) di cui vi ho parlato l'altra volta.
Insomma, per farla breve, ogni volta che penso anche solo lontanamente che devo aprire il blog per scriverci qualcosa, vengo colto da una crisi di panico sapendo che cominceranno a comparire mascherine pubblicitarie a non finire e che non farò in tempo a chiuderne una che dall'altra parte dello schermo ce ne saranno già altre due. E poi che scriverò una riga e ne vedrò due e che andrò a cancellarla e mi cancellerà tutto il paragrafo precedente. Uff, che stress!
 
 
 ... questo stress però mi piace, assai assai...

Chi c'è passato sa che non è vita!
E quindi mi mantengo alla larga dalla mia pagina.
Mi direte che basta chiamare un tecnico.
Lo so e l'ho anche fatto, ma sapete anche cosa succede quando avete bisogno di uno che ne capisca qualcosa: spera di avere due minuti, domani. Ma non ti dice mai quand'è domani!
Comunque, eccomi qua.
Vi prometto che dopo quest'aggiornamento cercherò di trovare un po' più di coraggio e di aggredire il male alla radice.
Forse, non mi resta che chiamare un tecnoco serio, lui...



L'Oste Juan