martedì 16 aprile 2024

La bellezza secondo me


Una bellezza calabrese d'altri tempi: mia madre
Pomeriggio al supermercato (sembra quasi una canzone di Lucio Battisti:
"In un grande magazzino una volta al mese / Spingere un carrello pieno sotto braccio a te"...).
Mi guardo in giro alla ricerca di niente di particolare e vedo entrare, una dopo l'altra, 3-4 donne sui quarant'anni.
Mi colpisce il loro modo di camminare, di andare tra gli scaffali: chi rilassata, chi alla ricerca di quel solo prodotto da prendere, pagare e scappare a casa, chi con l'occhio sulla lista.
Vestiti diversi, colori diversi.
Ma una cosa in comune: la bellezza.
La bellezza delle donne calabresi.
Una bellezza fatta non di maquillage, di trucchi, di ritocchini.
Ma una bellezza fatta di sole, di pelle dorata, di una vita realizzata con cose semplici.
Non senza problemi, non senza patemi d'animo, preoccupazioni per i figli, per il lavoro che spesso non c'è o è precario.
Ma la bellezza di chi affronta tutto sapendo che, comunque, bisogna andare avanti; perché nessuno ha la bacchetta magica ma il sole, il mare, l'aria che sa di buono e di pulito sono dalla tua parte.
Sapendo che nessuno in questa terra è mai veramente morto di fame perché la Calabria è tutta una sola grande famiglia.
E la bellezza, quella vera, è fatta di serenità d'animo, di coraggio, di consapevolezza.

lunedì 15 aprile 2024

C'è vita nella vita

Sono emigrato in Calabria.
Si emigra sempre per andare a stare meglio, e quando sei in pensione il posto dove si sta meglio è la Calabria; in assoluto.
Sono di ritorno da una regione del Nord che mi ha dato lavoro e una vita dignitosa per venticinque anni. Ma ero stanco di inquinamento, di saluti affettati (e affrettati) e freddi tra vicini di casa, di traffico e di cibo di plastica.
Perciò ora eccomi qua a godermi il sole, il mare, la montagna, i pomodori che sanno di pomodori e le cipolle rosse di Tropea.
A voi posso dirlo: sono…
Ma c’è rumore, un rumore strano, qualcuno che mugghia. Ma forse non è qualcuno, è qualcosa.
Sì, lo riconosco. Riconosco il mare. Il mare, l’ho detto, è uno dei motivi per cui son venuto in Calabria. Il mare d’estate. Il mare d’inverno.
Preferisco quello d’inverno, ché s’avvicina di più all’idea primordiale che ho del mare: un modo caotico e potente di esprimere la creazione.
La creazione, perché io non credo alla storiella delle particelle che dopo il big bang si sono incontrate per caso e si sono presentate l’un l’altra:
“Piacere sono l’azoto;
oh! Piacere, sono lo stronzio.
Che facciamo qui in questo marasma informe?
Mah… non so.
Proviamo ad accoppiarci e vediamo cosa succede?”
Nella mia testa l’immagine più vicina alla realtà sarebbe quella di qualcuno (un Dio? Magari con la proboscide al posto del naso? Non importa come ve lo rappresentate. Ci volete mettere la barba bianca? O dargli solo un anima senza un corpo per la carta di identità? Fate voi…).
Un Dio, dicevo, che ha una bella idea in mente e la realizza.
Possiamo discutere su come stiano andando le cose in questo tempo, ma l’idea era buona, ammettiamolo: il lupo che gironzola per i campi con l’agnello; il bambino che giocherella col serpente…
Cose così, insomma. Una creazione non mitica, ma realistica, ordinata, unica e unitaria; armonica.
Poi ognuno può avere le sue idee in proposito, ci mancherebbe.
Ecco, la mia è questa.
Se vi va, la prossima volta vi racconto qualche altra cosa.