"La patria comune di tutti gli uomini non è forse il mondo, come riteneva Socrate?" (Gaio Musonio Rufo)
martedì 22 dicembre 2020
(Questo è) Un racconto di Natale
A Korvatunturi sin dai primi di Dicembre per le strade è tutto un andirivieni di auto, camioncini, slitte (in quel paese nevica sempre da ottobre ad aprile…) cariche di scatoloni.
venerdì 18 dicembre 2020
(Questo non è un) Racconto di Natale
venerdì 11 dicembre 2020
Il Franken-meme dello zio Nick
Ma quanto eravamo gggiovani, Nick? |
lunedì 7 dicembre 2020
Eresia!
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Leggetevi un po' il post, prima di farvi scattare la nervatura... |
mercoledì 4 novembre 2020
Luddisti di tutto il mondo, unitevi!
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(credit: opera di Tomoko Nagao: "Il Quarto Stato after Pellizza") |
E lo riprendo perché oggi, in tempo di pandemia e confinamento (che poi sarebbe il lockdown di noi poveri luddisti intellettuali), mi pare cada a fagiuolo, nel momento in cui siamo costretti a cambiare le nostre abitudini che non sempre sono sane e inevitabili.
Comincio col dire che a me, luddista intellettuale, non fa paura il cambiamento.
Cambiare fa parte della natura e della natura... umana: fisica, mentale e spirituale.
Ogni anno in primavera boccioli di ogni forma e colore riempiono i rami. Dopo un certo tempo dobbiamo cambiare le scarpe, che si consumano; gli abiti, che diventano logori. Spesso ci accorgiamo di avere amici diversi da quelli di qualche anno fa.
Quasi tutti i giorni, guardandomi allo specchio, scopro che peli e capelli bianchi stanno vincendo la loro battaglia contro quelli neri...
A me non fa paura il cambiamento, ma il cambiamento fine a sé stesso.
Mi fa paura il giovane (o il vecchio che 'si sente' giovane) che alla domanda: perché fai questa cosa? risponde candidamente: perché mi va di farla, che male c'è?
Tutto è misurato ormai su sé stessi. Siamo diventati, nel bene e nel male, metro della realtà (ricordate lo spot: perché TU vali!, che un fondo di realtà ce l'ha. Ma solo un fondo). Siamo tornati indietro di 300 anni (o meglio siamo figli di quell'epoca) quando si cominciò a dire che la realtà esiste solo per quello che io ne posso capire e carpire.
Il buon Tommaso d'Aquino diceva che "la verità è l'adeguatezza/corrispondenza della cosa e dell'intelletto" (De veritate). Oggi 'eminenti scienziati' ci dicono che "il mondo è una creazione della mente"* (perché allora ululano di dolore se di notte beccano lo spigolo del comò col mignolino? bah...).
Così se una cosa "mi piace" è bella e buona. Se invece mi provoca domande o si frappone tra me e il mio piacere, allora è sbagliata, da eliminare, demonizzare.
Ecco, "demonizzare".
Abbiamo cassato il demonio dalla nostra realtà umana, ma abbiamo imparato a demonizzare ciò che non ci piace.
Addirittura parlare del demonio è visto come opera... del demonio! Cioè qualcuno che vuole male alla società, che la vuole riportare nel medioevo. Come se il succitato Tommaso d'Aquino, Dante Alighieri, Giotto, Guglielmo di Occam (sì, proprio lui, quello del 'rasoio di Occham” – concetto tuttora alla base del pensiero scientifico) non venissero dal medioevo.
A me pare che se c'è un demonio è proprio quello illuminista, scientista, che ha messo (lui sì!) il prosciutto sugli occhi agli uomini, li ha messi in riga togliendo loro la fantasia, l'anima, la capacità di vedere lo splendore delle cose.
Oggi è tutto piatto, e se qualcosa di bello c'è diventa solo oggetto di una foto con l'ultimo smartphone, per mostrare come quel simulacro da vedere su uno schermo assomigli così tanto alla realtà.
E allora restiamo pure a casa a guardare il simulacro e lasciamo fuori di casa la realtà.
E a proposito di stare a casa. Ci imbufaliamo e sciaboliamo contro il 'potere' che chiude i centri commerciali nel fine settimana mutilando la nostra libertà. Ma ci ricordiamo quando 40 anni fa i centri commerciali non esistevano e il latte si comprava dal lattaio, la carne dal macellaio di fiducia, le scarpe si riparavano dal ciabattino? Quando la spesa si faceva entro il sabato, e a Pasqua e Natale eravamo tutti in famiglia a festeggiare?
Protestiamo contro la chiusura anticipata di bar e ristoranti, ma facciamo a gara a chi ordina sul sito di consegne a casa più figo, più veloce ed economico.
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Chi ce l'aveva? Io! Io! |
Sono di quelli a cui basta avere un solo panettone, da aprire solo il giorno di Natale e gustare boccone dopo boccone con lo spumante.
Sono vecchio? Arretrato? Matusa? da Medioevo? Contro l'economia di mercato?
Il cambiamento a me non fa paura, dicevo all'inizio, perché per me cambiamento è quando hai bisogno di sempre meno cose per stare bene; quando riesci a festeggiare perché la festa ti nasce da dentro e non perché devi festeggiare perché il giorno è arrivato.
A me la pandemia ha fatto maturare anche questi pensieri.
Non so a voi.
*) nel post originale qui c'era un link a una pagina di TGCom24, che ora non esiste più.
sabato 31 ottobre 2020
La supercazzola di Halloween
(E tutto questo mentre Sean Connery s'imbarca per la sua ultima avventura: riuscirà a trovare la Barba di Dio?)
lunedì 26 ottobre 2020
Ubik. Ma da un altro punto di vista.
Dick.
Ubik.
E, per i cultori di Fantascienza, ho detto tutto.
Ubik non è un romanzo, pur avendo la struttura di un romanzo, essendo stato pubblicato come un romanzo.
Ubik, per un cultore di Fantascienza, è un vangelo, nel senso letterale di: annunzio di una buona notizia.
Non sto bestemmiando e non voglio mancare di rispetto a chi ha una fede cristiana.
Ma qual è la storia narrata in Ubik?
(attenzione: spolier!)
Glen Runciter è a capo di un'agenzia che si occupa di neutralizzare le spie commerciali dotate di poteri paranormali.
Per Runciter lavora Joe Chip, un tecnico che è anche amico del capo.
Runciter è sposato con Ella, deceduta da tempo ma che viene mantenuta in animazione sospesa in un moratorium (un centro di riposo per defunti) perché è consigliera del marito.
Runciter viene ucciso dalla più importante organizzazione di spie psi in un attentato del quale è vittima anche Joe Chip, il quale sopravvive e organizza con gli inerziali (individui dotati di poteri capaci di neutralizzare i poteri psi) la controffensiva.
A questo punto Dick inizia a dare il meglio di sé, intrecciando mondi passati e presenti, con tutto che torna indietro nel tempo: i videotelefoni diventano telefoni a bachelite; le auto assumono modelli da prima della guerra mondiale...
Quindi Chip e la sua squadra vengono spinti da qualcosa ad andare a Des Moins, dove il romanzo si prepara all'epilogo: gli uomini della squadra del tecnico inizia a morire in modi strani e atroci e lo stesso Joe Chip capisce di essere egli stesso morto e di riposare in un moratorium, mentre è Runciter ad essedre vivo.
In questo romanzo Dick fa pronunciare a Runciter la frase che rimarrà nella storia della letteratura, anche non fantascientifica:
Io sono vivo e voi siete morti.
È il riassunto di tutta la narrazione, in cui la realtà continua a volteggiare davanti e dentro i personaggi, che a loro volta cercano di acchiapparla e di far in modo che corrisponda a quella che pensano di avere dentro di loro. Al punto da arrivare a usare Ubik, lo spray miracoloso che "aggiusta le cose" riportando tutto alla realtà e permettendo agli inerziali di restare nella vita reale. O almeno a quella che per loro è o dovrebbe essere la realtà.
Lo stesso Ubik dice di se stesso:
Io sono Ubik. Prima che l’universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. [...] Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno.
In questo gioco continuo ciò su cui voglio puntare l'attenzione è che, in base ai punti di vista, noi possiamo essere vivi o morti.
Perché c'è vita e vita, come c'è morte e morte.
Per noi... mortali, l'orizzonte della vita è breve, limitato: anche se vivrò 100 anni, dove mi colloco rispetto ai 13.000.000.000 di anni dell'Universo? o anche ai soli 4.500.000 della Terra?
Praticamente io sono una x nel ciclo dell'azoto, come direbbe De Gregori.
Mi guardo attorno e vedo cose, ascolto gente, sono colpito dalla bellezza dei colori dell'autunno.
Ma sono un uomo e mi chiedo il senso di tutto ciò, fino ad arrivare alla domanda che ogni uomo si è fatto da quando ha iniziato ad avere contezza di se stesso: è vero tutto ciò? O è solo un phantasmata? un simulacro? volendo riprendere un'altra grande opera di Dick.
E sono un cristiano e conosco bene, perché lo vivo sulla mia pelle, quel comando:
presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi (Rom 6:13).
Chi sono i morti? E chi i viventi?
Possono dei viventi essere morti? E dei morti essere viventi?
Sì.
Perché c'è una vita che è vera, che cammina verso lì dove va il mondo e nelle modalità che questo cammino richiederebbe. Ma che non è la realtà che si mostra a noi esplicita, che vediamo e sperimentiamo quotidianamente, votata alla morte (la famosa x nel ciclo dell'azoto), vissuta da zombi -o semivivi-, cioè da morti che sembrano viventi.
È la vita secondo la realtà voluta da Dio, invisibile agli occhi del corpo (votato alla morte: Rom 7:24) ma percebile da chi è vivo veramente, cioè capace di guardare al mondo esterno e contemporaneamente a quello che vive dentro di noi, datore di senso di ogni cosa.
Non che noi creiamo il mondo con la nostra mente, ma ci è stata data la facolta di leggere la realtà e giudicarla secondo la mente di chi il mondo l'ha creato.
C'è una realtà,insomma, che ci sfugge se stiamo sempre incollati col culo alla sedia del tran tran quotidiano, che non ci permette di venir fuori dalla nostra umanità; che ci fa essere morti pur respirando. Perché ci colloca in un mondo che non è reale, ma solo un phantasmata, un simulacro sporco e irriconoscibile di quello pienamente realizzato voluto all'inizio della creazione, forse 13 miliardi di anni fa.
E c'è una vita, spesso donataci e dimenticata, messa in un cassetto, che questa realtà può penetrare e disvelare. Ma che non avviciniamo neanche perché ci è scomoda.
E così potremmo essere dei morti fatti viventi e invece ci accontentiamo di essere dei semivivi, col battito cardiaco e la saturazione dell'ossigeno perfetti e l'anima e la psiche che vagano nel buio.
Siamo, direbbe Geremia, uomini che hanno scelto di abbandonare la sorgente dell'acqua che può farci entrare nella vita, per invece faticare e scavarci cisterne rotte che questa vita non trattengono, ma lasciano scappare. (2:13)
A conclusione, e quasi a giustificare questa mia lettura spirituale di Ubik, è noto che Dick era vicino alla chiesa episcopale, seppur con una matrice spirituale molto gnostica: nel terzo libro della Trilogia di Valis, La trasmigrazione di Timothy Archer, il vescovo Archer è la trasposizione letteraria di Jim Pike, vescovo episcopale suo grande amico e guida carismatica di moltissimi in quel periodo. Ed è ancora noto che scrisse pagine e pagine di esegesi dei testi biblici.
Ma questa è un'altra storia, come dicono quelli bravi.