sabato 30 gennaio 2016

Mi sto estinguendo

Esempio di parcheggio mattutino di alcolista anonimo*
... non nel senso che ho iniziato una drastica dieta che mi farà perdere chili e chili al mese e alla fine porterà alla mia estinzione (il che, sa molto di Tre millimetri al giorno).
Ma nel senso che...
Forse è meglio se parto dall'inizio.
I miei genitori erano cugini di primo grado, figli di due fratelli, quindi avevano lo stesso cognome, che dirò, fittiziamente, Bernardeschi. Questo avrebbe dovuto essere garanzia di una grande (numericamente) famiglia Bernardeschi.
Ma... , come è in tutte le storie cariche di suspence, c'è stato un 'ma', qualcosa è andato storto nella storia del mio casato.
Mio padre aveva due sorelle, che quindi hanno preso il nome dei rispettivi mariti e i loro quattro figli (totali) portano perciò altri cognomi.
Mia madre aveva due sorelle, e il ragionamento è lo stesso di cui sopra.
Rimaniamo io e mio fratello, direte voi. Esatto.
Ma... (che sta cominciando ad essere una variabile un po' troppo presente, anzi incombente) io non ho avuto figli, soprattutto per scelta, ma anche perché non sono mai stato messo davanti alla possibilità concreta di pormi il problema seriamente. E ormai il tempo per i ripensamenti è ampiamente passato. Su questo scrissi anche un post nel mio vecchio blog.
Mio fratello ha avuto una figlia, che quindi prenderà il cognome dell'eventuale marito con le conseguenze del caso qualora dovesse avere figli. E se anche non dovesse sposarsi ma avere figli, molto probabilmente questo/a pargolo/a prenderà il cognome del padre. Se poi dovesse avere figli 'in proprio' e dare il suo cognome allora forse... ma stiamo coi piedi per terra.
Ecco allora svelato l'arcano: la famiglia Bernardeschi (diciamo così) con me e mio fratello si estinguerà.
Non che questo mi faccia perdere il sonno di notte né mi spinge al suicidio o all'iscrizione al M5S o a qualche altro gruppo motivazionale.
Ma un po', sotto sotto, mi rode. 
Con una famiglia normanna alle spalle, che scese nel bel paese mille anni fa, fermandosi in Puglia, Calabria e Sicilia, che ha tra i sui discendenti tra gli altri Dacia Maraini (che crebbe infatti anche nella famosa Villa di Palagonia, come lei stessa racconta in Bagheria), oltre ad altri personaggi storici e letterari...
Boh!
Altro simpatico parcheggio! Ma ne ho tanti altri, eh!

Comunque, è tutto qui.
Perciò vi sal... Ah, no! un attimo! Prima di chiudere volevo annunziarvi che probabilmente nel prossimo futuro sulle pagine di questo blog potrete trovare post intitolati: Zibaldone.
Magari vi spiego la prossima volta.
Nano nano!

Il misterioso Oste Juan

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* la foto è stata scattata in una traversa che faccio tutte le mattine per andare a lavoro. Di fronte si trova una panetteria dove i genitori vanno a comprare la merenda per la scuola ai figli (il profumato pane e mortadella avvolto nella carta oleata di una volta è ormai off limits, sparito in favore di 'cartone pressato' alla polvere di cioccolato avvolto in plastica irriciclabile, per l'ambiente e per lo stomaco dei bambini) e tutte le mattine è una dura guerra senza esclusione di colpi a chi parcheggia di più alla 'viva il parroco'. Come si può notare dalla stessa foto, sia davanti che dietro la "500" ferma dietro all'auto incriminata, c'era lo spazio sufficiente per un 'normale' parcheggio. Ma si sa che certa gente se non lo fa strano...

mercoledì 27 gennaio 2016

Unioni... "civili"?

Senza voler fare polemiche, rifletto.
In uno Stato ‘laico’, cioè non ‘religioso/teocratico’ (dove i responsabili della nazione sono, cioè, i capi di una qualsivoglia confessione religiosa e dove le leggi sono scritte sulla falsariga di un qualche testo sacro), non ha senso parlare di “unioni civili”.”
Tutte” le unioni sono “civili”, comunque le si voglia descrivere.
Già il fatto di fare una distinzione tra “unioni civili” e qualcos’altro (ad es.: matrimonio) è una discriminazione senza senso: forse che il “matrimonio” è un’unione ‘incivile’?
In uno Stato ‘laico’ ciò che forma una ‘coppia’ è il legame umano d’amore che unisce i due, i quali chiedono che questo loro legame sia tutelato da leggi che diano loro diritti e doveri.
Per rifiutare che questo sia possibile, bisogna dir loro che non ne hanno il diritto perché non possono godere, appunto, dei diritti civili dati dallo Stato a tutti; sono cioè dichiarati incapaci di intendere e volere. E ciò avviene quando la persona è disabile incapace di intendere e volere o ha commesso reati che glielo impediscano. Ad esempio si può impedire ad un cittadino di lavorare in un ufficio pubblico se ha subito condanne che prevedano questa esclusione. Oppure si può vietare un “matrimonio” ad un minorenne o ad un disabile dichiarato incapace se non c’è l’approvazione di un tutore che garantisca per lui.
Nel caso di persone dello stesso sesso che si amano e decidono di vivere insieme non si ha nessuna di queste condizioni.
A meno di dire che gli omosessuali non hanno la capacità di amarsi tra loro, siano “disabili mentali incapaci” o che l’omosessualità sia una “malattia” invalidante che proibisce loro di esprimere liberamente la propria volontà. Ciò infatti che rende valido un “matrimonio” davanti alla legge è che i coniugi pronuncino il loro “sì” ‘liberamente’ e ‘volontariamente’.
Tutto ciò in una società “civile” e non “teocratica”, che quindi difende i diritti di tutti i cittadini, anche di quelli che, a livello religioso o politico, non la pensano come la maggioranza o, comunque, pensano in maniera difforme.
Solo uno Stato “laico” e non “teocratico” può difendere i diritti anche religiosi dei cittadini, ed è proprio per questo che un cristiano dovrebbe volere che lo Stato rimanga “laico”.
Fino a pochi anni fa, infatti, venivano celebrati due distinti riti per il “matrimonio”: uno ‘civile’ e uno ‘religioso’. Oggi la maggior parte delle comunità religiose d’Italia hanno ricevuto (attraverso “patti” con lo Stato italiano) il privilegio di far celebrare ai coniugi un unico rito che ha valore per quella singola comunità e per lo Stato.
Ciò non significa che il “matrimonio” cattolico o evangelico o altro sia esattamente il “matrimonio civile, tanto è vero che, ad esempio, secondo lo Stato italiano è ammesso il “divorzio”, quindi la rottura del patto, mentre molte comunità religiose non lo ammettono. E questo crea già una disparità e una contrapposizione tra lo Stato “laico” e una società “teocratica” come è qualunque chiesa che ha propri ‘statuti’ basati su propri testi sacri. Qualora in Italia fosse prevalso il “sì” all’abrogazione della legge sul divorzio, per esempio, sarebbero stati lesi i diritti di tutti quegli aderenti a comunità religiose (anche d’ispirazione cristiana) che ammettono al possibilità di rottura del vincolo “matrimoniale”, basando tra l’altro questa loro convinzione su un testo sacro.
Il diritto dato ad uno non toglie nulla al diritto dato ad un altro, altrimenti quel diritto non potrebbe essere dato. E se un cristiano vuole che i propri diritti non vengano calpestati, deve essere pronto a dare agli altri i diritti che essi stessi hanno. Poi sarà ognuno, nel chiuso della nostra coscienza, ad avvalersene.
In conclusione ritengo che sia giusto che ognuno manifesti, come nel caso del Family Day, a favore o contro le “unioni civili” (qualunque cosa ciò significhi), ma non bisogna farne uno scontro di civiltà dove chi non la pensa come me è un ipocrita o un peccatore destinato al fuoco eterno. Solo Dio può e deve giudicare. Ma finché il diritto di uno non lede quello dell’altro, entrambi devono avere la facoltà di vivere secondo i propri principi.


Il cogitante Oste Juan

(post proveniente, con qualche piccolo adattamento, dalla mia pagina Facebook)

venerdì 15 gennaio 2016

Son contento... almeno penso

non so perché ma con quella bandana ricorda qualcuno
Son contento...
Certo è un bel passo avanti: l'ultimo post cominciava con "non so, sono un po' confuso" e ora invece iniziamo con "son contento".
Ma è un "son contento" alla Fancesco Nuti, un "son contento" ragionato e senza fuochi d'artificio, se capite quello che voglio dire. E se non sono riuscito a spiegarmi, guardatevi lo spezzone del film più giù.
Son contento, dicevo, perché ho dato un'occhiata a qualche numero e ho scoperto che il raccontino "Mia figlia è una zoccola" ha raggiunto la ragguardevole cifra di 123 visite (non so se anche letture), piazzandosi al V° posto di sempre (per questo blog) tra i post più letti.
Comunque eccovi la classifica completa delle visualizzazioni:

Jack MaCoy, uno di famiglia ............. 187
Cookies Policy ............................... 145

Quindi, se si esclude quello sui cookies (che è un post 'di servizio obbligatorio' e che sarà stato trovato dai motori di ricerca per via dell'argomento) ai primi quattro posti ci sono pezzi che piacciono anche a me.
Non sto a fare la manfrina solita e bieca de "i pezzi che ho amato di più", "il post che mi è piaciuto più scrivere".
Quante fesserie! Se una cosa non mi piace non la scrivo e basta, almeno io la penso così. Mica qualcuno mi sta alle costole o mi multa se per qualche giorno sto nella mia bella bambagia a crogiolarmi nel dolce far niente blogghistico...
Non ho i raffronti col blog precedente (Il Garage di Demetrio) dove sicuramente ci sono stati post con più di 250-300 visite e decine di commenti, ma erano i tempi delle "interviste possibili" e del "Survival blog"; e lì giocavano i numeri delle visite indotte, cioè arrivate tramite blogger più ganzi e più seguiti di me. 
Pensate che in assoluto (vado a memoria) il mio post più letto ha avuto 750 visite ed era della serie delle "interviste" ma, stranamente, non era a qualcuno dei più quotati del famoso 'blocco C'. Chissà se esiste ancora il blocco C...
Bene, siamo alla fine.
Ma lasciatemi fare un ricordo che è anche la chiusura del post.
Una mia insegnante di metodologia pedagogica diceva: quando parlate ad un uditorio, anche se raccontate una barzelletta, sforzatevi di inserire anche solo un pensiero che possa far riflettere, e non avrete sprecato l'occasione.
Solo che ora non ho proprio niente da proporvi.
Così se vi ho distratto anche solo per due minuti dal vostro tran tran quotidiano sono contento lo stesso.
Altrimenti, come dice il poeta:

e quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare
e a culo tutto il resto! 




L'indeciso Oste Juan

mercoledì 13 gennaio 2016

Di troll, sindaci e commissari

Non so, sono un po' confuso.
Ormai siamo già a metà gennaio e ancora non ho ingranato.
Intendiamoci: io non sono di quelli che dicono "anno nuovo, vita nuova"; oppure "da domani si svolta" e aberrazioni contingenti varie. Per me ogni giorno è uguale all'altro nel senso positivo dell'affermazione: potrei, ad esempio, svegliarmi il 3 maggio e decidere di vendere tutto e andarmene in Finlandia ad aspettare sulla riva del lago che passi Babbo Natale con la sua slitta; così, senza preavviso.
Tuttavia ho capito che era un po' che non mettevo mano al blog quando su twitter continuavo a vedere gli aggiornamenti dei nuovi post di voi colleghi.
Ma, sinceramente, non so' di cosa scrivere.
Certo, di materiale ce n'è tanto, da riempire di miei sproloqui pagine e pagine, ma mi chiedo a cosa servirebbe veramente.
E così passo il tempo a leggere sul sito della polizia di stato che c'è chi commenta lamentandosi che quella stessa pagina è uno spreco di danaro pubblico perché esiste già la pagina dell'Agente Lisa e questa sarebbe un doppione. E non contento dice che a lui sembra che la seconda auto della foto di copertina abbia un faro che non funziona. In effetti mi verrebbe voglia di chiedere all'acuto osservatore di farmi controllare in che stato ha le mutande e da quanto tempo non se le cambia. Ma poi mi sento buono e sopravvolo.


Oppure ci sarebbe la questione di Quarto, che finalmente ho capito da poco non è lo scoglio da cui, pare, Garibaldì partì coi Mille alla conquista della gloria. Comunque Genova c'entra sempre in qualche modo.
E la morte di David Bowie? Dove la mettiamo? Con la Chiesa che ne piange la scomparsa e i laici che si scandalizzano, visto il personaggio dalla vita non proprio morigerata.
Ogni tanto mi diverto su twitter a ca**eggiare interagendo con gente mai conosciuta che trollo bellamente (se trollare significa: cercare di buttare giù dal piedistallo su cui si ergono come paladini di questo o quel personaggio). Ma forse trollare non è la parola giusta; io però mi diverto lo stesso a fare quel che faccio. Cioè, probabilmente, se vado a vedere il significato della parola Troll, mi accorgo che sono loro a trollare l'intelligenza altrui, visto che Wiki dice trattarsi di un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. Ma poi alla fine, rasserenato, mi dico che viviamo tutti in un mondo di troll, perché (quasi) nessuno sa quello che dice e fa.
E così non mi resta che aspettare che tutto passi, pensare alla cena di questa sera (insalatona con noci, olive e capperi?) e al dopo cena, sul divano a guardare uno dei capolavori della filmografia italiana degli ultimi anni, a mio insindacabile giudizio: "Il Commissario Lo Gatto":
"A proposito, Santità, dove si trovava lei la notte in cui fu commesso il delitto?"
"Sbaglio figliuolo o tu vuoi sapere se sua santità ha un alibi?"
"Beh... sì... "
 
Buona visione!

== Questa è arrivata un attimo prima che pubblicassi il post, e mi fa troppo ridere (o piangere? non so'): il sindaco Fivestar di Civitavecchia (caro il mio Ariano!) ha deciso di sospendere tutti i consiglieri d'opposizione che l'avevano diffidato dal mandare in porto una gara per irregolarità. Cioè da oggi in poi in consiglio lui se la canta e lui se la suona, come suol dirsi. È vero quel che dicono: il mondo è bello perché è avariato!==

 

Il trolleggiante (!?) Oste Juan
 

lunedì 11 gennaio 2016

David Bowie (1947-2016)


EROI

Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Sebbene niente li porterà via
Li possiamo battere, solo per un giorno
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno
 
E tu, tu puoi essere mediocre
E io, io berrò tutto il tempo
Perché siamo amanti, e questo è un fatto
Si siamo amanti, è proprio così
 
Sebbene niente ci terrà uniti
Potremmo rubare un po' di tempo,
Per un solo giorno
Possiamo essere Eroi, per sempre
Che ne dici?
 
Io, io vorrei che tu sapessi nuotare
Come i delfini, come i delfini nuotano
Sebbene nulla,
Nulla ci terrà uniti
Possiamo batterli, ancora e per sempre
Oh possiamo essere Eroi,
Anche solo per un giorno
 
Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Sebbene niente li porterà via
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno
Possiamo essere noi, solo per un giorno
 
Io, io posso ricordare (mi ricordo)
In piedi accanto al Muro (accanto al Muro)
E i fucili spararono sopra le nostre teste
(sopra le nostre teste)
E ci baciammo,
Come se niente potesse accadere
(niente potesse accadere)
E la vergogna era dall'altra parte
Oh possiamo batterli, ancora e per sempre
Allora potremmo essere Eroi,
Anche solo per un giorno
 
Possiamo essere Eroi
Possiamo essere Eroi
Possiamo essere Eroi
Solo per un giorno
Possiamo essere Eroi
 
Siamo un nulla, e nulla ci aiuterà
Forse stiamo mentendo,
Allora è meglio che tu non rimanga
Ma potremmo essere più al sicuro,
Solo per un giorno
 
Oh-oh-oh-ohh, oh-oh-oh-ohh,
Anche solo per un giorno.

(traduzione trovata qui)

Il riconoscente Oste Juan

mercoledì 30 dicembre 2015

Se è fine anno, si fanno gli auguri, perciò...


Copertina (del grande Luca Morandi) del primo racconto del mio commissario

Sono un po' di giorni che mi frullano per la testa i personaggi di una racconto lungo iniziato a scrivere ormai 3-4 anni fa, come se mi dicessero che vogliono ricominciare a fare la loro sceneggiata.
Così sono andato a riaprire stamattina il file e gli ho datto una lettura.
Oddio! Una scrittura quasi illeggibile per i miei criteri attuali, frasi troppo prolisse, piene di descrizioni inutili... Brrrr! E non sono brividi di freddo, visto che la TV dice che fa troppo caldo per il periodo, ecc. ecc. .
Però la storia mi piace ancora, almeno andando a rileggere il plot che scrissi allora.
Così ho pensato di estrapolare un brano dal racconto e proporvelo come post di fine anno.
È bene precisare alcune cose, visto che si tratta di parte di capitolo. La scena si svolge al Libro-Caffè, un locale che compare anche nel primo racconto lungo col commissario Bacone scritto a suo tempo. Così come si ritrova il conte Spadino, che questa volta in qualche modo è al centro della storia.
Un paio di curiosità. Nel brano che, spero, leggerete si nominano due autori emergenti: Silvestri e Geta. Sì, sono proprio loro, Glauco e Ariano, che al momento della stesura del racconto erano molto attivi nelle pubblicazioni.
Una seconda curiosità. Come forse sapete, con Ariano abbiamo pubblicato un racconto a quattro mani, Arcani versus Bacone, in cui il mio commissario incontra il suo detective privato salito al nord. Così avevo pensato di chiedere anche a Glauco, con cui al pari di Ariano abbiamo una conoscenza blogghistica da anni, di 'entrare' in qualche modo nella mia storia col suo investigatore privato Mauro Bianchi. E Glauco ha accettato, inviandomi già allora i due capitoli che riguardavano il suo personaggio. Purtroppo come ho detto la storia si è fermata già da un po', ma se dovessi in questo nuovo anno rimetterci mano, il posto per Mauro Bianchi resta sempre quello e potrò utilizzare il lavoro che Glauco ha fatto per me!
Insomma, come vedete sono riuscito a mettere insieme nell'ordine:
1. il post per gli auguri di fine anno
2. il post coi propositi futuri
3. il post con un piccolo cadeau.
Meglio di così!
Perciò auguri a tutti, estendibili a famiglia, amici, parentado e condominio. E per chi abita da solo in villa con fontane zampillanti: auguri ai pesci (se ci sono)!   

Lì al semaforo, ed era verde (titolo mooolto provvisorio)
 
“Ispettore!” l’interruppe una voce che gli parve sgraziata forse anche per la sua inopportunità in quel momento. E poi Bacone non era ispettore, anche se non teneva molto a quest’ultima cosa.
Ispettore, già qui questa mattina?” continuò l’uomo che doveva essere sulla soglia, da quello che poteva capire Bacone che sentiva la voce alla spalle.
Spadino stava parlando proprio con lui. E continuò:
“Non sapevo che anche lei fosse un abitueè di questo posto!” disse con un’enfasi forse eccessiva.
Spadino, nomignolo dovuto alla fattura e misura del naso, era lo zimbello di tutti. Foulard a collo nudo sotto una misefinto casual, e invece curata fin nei minimi particolari, a cominciare dalle Adidas nere con banda bianca alla suola.
I sdue non si erano mai parlati prima, quindi gli sembrava strano quell’approccio da vecchi conoscenti.
Beh, in verità in qualche modo si conoscevano, nel senso che il commissario  vedeva il conte in quel locale ogni volta che ci andava. Spadino, infatti, aveva fatto del Libro-Caffè il suo quartier generale. Tuttavia non avevano mai avuto l'occasione di rivolgersi la parola.
La chiacchierata con la ragazza aveva messo Bacone di buon umore, così invitò l’uomo a sedersi al suo tavolo.
“Buongiorno… ” gli rimase la frase a metà perché si rese conto di non conoscere il suo vero nome. Si alzò quel tanto che bastava per essere cortese e allungargli la mano. “Prego, si accomodi pure al tavolo con me!”.
Il conte non era abituato a quella cortesia e per un attimo ristette.
Poi:
“Ma certo! Grazie!”
Gli occhi dell’uomo dicevano che quel giorno sarebbe rimasto indelebile nella sua memoria.
“Posso offrire qualcosa?” fece Bacone che si stava chiedendo di cosa avrebbe potuto parlare con Spadino ed era già pentito dell’invito: si era rovinato una rara mattinata di relax.
“Un caffè, grazie. Ma mi deve promettere di poterla ricambiare appena possibile.”
Bacone fece un gesto di accondiscendenza con la mano e cercò un posto dove fissare gli occhi per non doversi mostrare imbarazzato.
A quel punto, Spadino stupì il commissario.
“Ah! ha preso Silvestri e Geta! Bene, ottima scelta! Dimostra coraggio, investire danaro in autori poco conosciuti. Ma con loro va sul sicuro, non se ne pentirà. D’altra parte oggi non te la cavi con meno di dodici quindici euro per un libro di un centinaio di pagine. E sempre sorvolando sul contenuto. Non capisco come si vuole che la gente legga se poi i libri hanno questi prezzi. Inaudito!”
Bacone si disse che dietro quel naso il conte Spadino (ancora non ne ricordava il nome) non ragionava poi male.
“Ha perfettamente ragione” rispose. “Quando vengo in libreria guardo sempre prima il risvolto col prezzo e il più delle volte mi passa persino la voglia di sfogliarlo per vedere di cosa tratta.”
“Oppure per evitare di doversi vietare di acquistare qualcosa che potrebbe piacere” concluse l’uomo.
Bacone cominciava ad apprezzare quella compagnia, anche se il suo ospite continuava a girare la testa di qua e di la. Era un vezzo del conte quel movimento, un gesto che tutti conoscevano; e ne conoscevano anche il motivo: vedere se la sua presenza era stata notata.
“Sa,” disse abbassando la voce tutto d’un tratto, spingendosi verso il commissario, “me l’hanno ammazzata.”
In quel momento un’altra ragazza in nero, non Patrizia, era arrivata a portare il caffè del conte.
Il silenzio che scese servì a Bacone per assorbire quell’informazione così improvvisa e imprevista.
Anche dopo che la cameriera fu andata via, nessuno dei due uomini fiatò per qualche secondo. Entrambi sembravano persi nei propri pensieri.
Il conte Spadino aveva l’aria soddisfatta di chi si era tolto un peso, e aspettava che il commissario ribattesse qualcosa, qualunque cosa.
Bacone, dal canto suo, cercava di collocare logicamente quella frase. La sua mente da poliziotto aveva percepito perfettamente la parola chiave: ammazzata. Doveva considerare quelle parole letteralmente? Una notizia di reato, insomma? A cosa poteva riferirsi quell’uomo che era entrato nel bar come un semplice scocciatore e si stava trasformando in un caso?
Il commissario prese l’iniziativa:
“In che senso, scusi, gliel’hanno ammazzata?”
Guarino Teti (ora Bacone ricordava il nome) capì che la sua risposta poteva essere il preludio alla possibilità di togliere il coperchio a cose della sua vita che nessuno sapeva o voleva che si sapessero.
I suoi occhi, ora, non riuscivano a trattenere il mondo che girava all’impazzata nella sua testa. Alla fine, però:
“Niente, ispettore.”
Bacone rimase interdetto.
“Come niente… ?”
“Lo sanno tutti che sono un po’ pazzo. E a volte nella mia testa” e così dicendo si picchiettò la tempia destra “vedo e sento cose che non esistono.”
Guarino Teti si era accomodato al meglio sulla sedia da regista e aveva preso la tazzina col caffè.
Bacone invece rimase a fissare la sua di tazza, coll’orzo all’anice che ormai doveva essersi freddato. Poi:
“In verità non sempre quello che abbiamo in testa sono solo fantasie. Ma se lei pensa questo… ”
“Sì, ispettore, è meglio per tutti che siano fantasie, mi creda. La ringrazio molto per la cortesia d’avermi ascoltato e per il caffè. È difficile trovare qualcuno che accetta di parlare con Spadino solo per il gusto di farlo e non solo per raccontarlo in giro. Quando ha voglia di fare due chiacchiere o scopre qualche nuovo premio Nobel per la letteratura in fasce, sa dove trovarmi” e indicò col gesto della mano la sala in cui si trovavano.
Il conte terminò il caffè, prese il cappello a tesa larga che aveva poggiato sulla sedia vuota alla sua sinistra e si alzò tendendo la mano al commissario.
Bacone si alzò a sua volta, ricambiando il saluto:
“Anche lei sa dove trovarmi, specie se ha qualche altra fantasia che le frulla per la testa.”
Spadino girò con lo sguardo per la saletta e si rese conto che era vuota. Poi con fare deciso uscì dal locale e scomparve dalla vista del commissario.
Bacone rimase ancora un po’ a rigirarsi tra le mani i due libri che aveva preso in visione, ma la sua testa era rimasta a quel: me l’hanno ammazzata

Il beneaugurante Oste Juan

giovedì 24 dicembre 2015

E per finire...

Qua siamo troooppo avanti!

... il nuovo anno lo preferite ‘splendido’, 'radioso’, 'buono’ o vi accontentate di quello che c'è?
Natale invece mi è rimasto solo 'gioioso’…

Ah, se potete, non sparate botti a capodanno.
Non per quella questione dei cani e dei gatti che si spaventano, ma perché ogni anno decine di persone (soprattutto bambini!) restano mutilati o muoiono.
Poi fate come volete...

L'augurante Oste Juan