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Leggetevi un po' il post, prima di farvi scattare la nervatura... |
"La patria comune di tutti gli uomini non è forse il mondo, come riteneva Socrate?" (Gaio Musonio Rufo)
lunedì 7 dicembre 2020
Eresia!
mercoledì 4 novembre 2020
Luddisti di tutto il mondo, unitevi!
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(credit: opera di Tomoko Nagao: "Il Quarto Stato after Pellizza") |
E lo riprendo perché oggi, in tempo di pandemia e confinamento (che poi sarebbe il lockdown di noi poveri luddisti intellettuali), mi pare cada a fagiuolo, nel momento in cui siamo costretti a cambiare le nostre abitudini che non sempre sono sane e inevitabili.
Comincio col dire che a me, luddista intellettuale, non fa paura il cambiamento.
Cambiare fa parte della natura e della natura... umana: fisica, mentale e spirituale.
Ogni anno in primavera boccioli di ogni forma e colore riempiono i rami. Dopo un certo tempo dobbiamo cambiare le scarpe, che si consumano; gli abiti, che diventano logori. Spesso ci accorgiamo di avere amici diversi da quelli di qualche anno fa.
Quasi tutti i giorni, guardandomi allo specchio, scopro che peli e capelli bianchi stanno vincendo la loro battaglia contro quelli neri...
A me non fa paura il cambiamento, ma il cambiamento fine a sé stesso.
Mi fa paura il giovane (o il vecchio che 'si sente' giovane) che alla domanda: perché fai questa cosa? risponde candidamente: perché mi va di farla, che male c'è?
Tutto è misurato ormai su sé stessi. Siamo diventati, nel bene e nel male, metro della realtà (ricordate lo spot: perché TU vali!, che un fondo di realtà ce l'ha. Ma solo un fondo). Siamo tornati indietro di 300 anni (o meglio siamo figli di quell'epoca) quando si cominciò a dire che la realtà esiste solo per quello che io ne posso capire e carpire.
Il buon Tommaso d'Aquino diceva che "la verità è l'adeguatezza/corrispondenza della cosa e dell'intelletto" (De veritate). Oggi 'eminenti scienziati' ci dicono che "il mondo è una creazione della mente"* (perché allora ululano di dolore se di notte beccano lo spigolo del comò col mignolino? bah...).
Così se una cosa "mi piace" è bella e buona. Se invece mi provoca domande o si frappone tra me e il mio piacere, allora è sbagliata, da eliminare, demonizzare.
Ecco, "demonizzare".
Abbiamo cassato il demonio dalla nostra realtà umana, ma abbiamo imparato a demonizzare ciò che non ci piace.
Addirittura parlare del demonio è visto come opera... del demonio! Cioè qualcuno che vuole male alla società, che la vuole riportare nel medioevo. Come se il succitato Tommaso d'Aquino, Dante Alighieri, Giotto, Guglielmo di Occam (sì, proprio lui, quello del 'rasoio di Occham” – concetto tuttora alla base del pensiero scientifico) non venissero dal medioevo.
A me pare che se c'è un demonio è proprio quello illuminista, scientista, che ha messo (lui sì!) il prosciutto sugli occhi agli uomini, li ha messi in riga togliendo loro la fantasia, l'anima, la capacità di vedere lo splendore delle cose.
Oggi è tutto piatto, e se qualcosa di bello c'è diventa solo oggetto di una foto con l'ultimo smartphone, per mostrare come quel simulacro da vedere su uno schermo assomigli così tanto alla realtà.
E allora restiamo pure a casa a guardare il simulacro e lasciamo fuori di casa la realtà.
E a proposito di stare a casa. Ci imbufaliamo e sciaboliamo contro il 'potere' che chiude i centri commerciali nel fine settimana mutilando la nostra libertà. Ma ci ricordiamo quando 40 anni fa i centri commerciali non esistevano e il latte si comprava dal lattaio, la carne dal macellaio di fiducia, le scarpe si riparavano dal ciabattino? Quando la spesa si faceva entro il sabato, e a Pasqua e Natale eravamo tutti in famiglia a festeggiare?
Protestiamo contro la chiusura anticipata di bar e ristoranti, ma facciamo a gara a chi ordina sul sito di consegne a casa più figo, più veloce ed economico.
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Chi ce l'aveva? Io! Io! |
Sono di quelli a cui basta avere un solo panettone, da aprire solo il giorno di Natale e gustare boccone dopo boccone con lo spumante.
Sono vecchio? Arretrato? Matusa? da Medioevo? Contro l'economia di mercato?
Il cambiamento a me non fa paura, dicevo all'inizio, perché per me cambiamento è quando hai bisogno di sempre meno cose per stare bene; quando riesci a festeggiare perché la festa ti nasce da dentro e non perché devi festeggiare perché il giorno è arrivato.
A me la pandemia ha fatto maturare anche questi pensieri.
Non so a voi.
*) nel post originale qui c'era un link a una pagina di TGCom24, che ora non esiste più.
sabato 31 ottobre 2020
La supercazzola di Halloween
(E tutto questo mentre Sean Connery s'imbarca per la sua ultima avventura: riuscirà a trovare la Barba di Dio?)
lunedì 26 ottobre 2020
Ubik. Ma da un altro punto di vista.
Dick.
Ubik.
E, per i cultori di Fantascienza, ho detto tutto.
Ubik non è un romanzo, pur avendo la struttura di un romanzo, essendo stato pubblicato come un romanzo.
Ubik, per un cultore di Fantascienza, è un vangelo, nel senso letterale di: annunzio di una buona notizia.
Non sto bestemmiando e non voglio mancare di rispetto a chi ha una fede cristiana.
Ma qual è la storia narrata in Ubik?
(attenzione: spolier!)
Glen Runciter è a capo di un'agenzia che si occupa di neutralizzare le spie commerciali dotate di poteri paranormali.
Per Runciter lavora Joe Chip, un tecnico che è anche amico del capo.
Runciter è sposato con Ella, deceduta da tempo ma che viene mantenuta in animazione sospesa in un moratorium (un centro di riposo per defunti) perché è consigliera del marito.
Runciter viene ucciso dalla più importante organizzazione di spie psi in un attentato del quale è vittima anche Joe Chip, il quale sopravvive e organizza con gli inerziali (individui dotati di poteri capaci di neutralizzare i poteri psi) la controffensiva.
A questo punto Dick inizia a dare il meglio di sé, intrecciando mondi passati e presenti, con tutto che torna indietro nel tempo: i videotelefoni diventano telefoni a bachelite; le auto assumono modelli da prima della guerra mondiale...
Quindi Chip e la sua squadra vengono spinti da qualcosa ad andare a Des Moins, dove il romanzo si prepara all'epilogo: gli uomini della squadra del tecnico inizia a morire in modi strani e atroci e lo stesso Joe Chip capisce di essere egli stesso morto e di riposare in un moratorium, mentre è Runciter ad essedre vivo.
In questo romanzo Dick fa pronunciare a Runciter la frase che rimarrà nella storia della letteratura, anche non fantascientifica:
Io sono vivo e voi siete morti.
È il riassunto di tutta la narrazione, in cui la realtà continua a volteggiare davanti e dentro i personaggi, che a loro volta cercano di acchiapparla e di far in modo che corrisponda a quella che pensano di avere dentro di loro. Al punto da arrivare a usare Ubik, lo spray miracoloso che "aggiusta le cose" riportando tutto alla realtà e permettendo agli inerziali di restare nella vita reale. O almeno a quella che per loro è o dovrebbe essere la realtà.
Lo stesso Ubik dice di se stesso:
Io sono Ubik. Prima che l’universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. [...] Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno.
In questo gioco continuo ciò su cui voglio puntare l'attenzione è che, in base ai punti di vista, noi possiamo essere vivi o morti.
Perché c'è vita e vita, come c'è morte e morte.
Per noi... mortali, l'orizzonte della vita è breve, limitato: anche se vivrò 100 anni, dove mi colloco rispetto ai 13.000.000.000 di anni dell'Universo? o anche ai soli 4.500.000 della Terra?
Praticamente io sono una x nel ciclo dell'azoto, come direbbe De Gregori.
Mi guardo attorno e vedo cose, ascolto gente, sono colpito dalla bellezza dei colori dell'autunno.
Ma sono un uomo e mi chiedo il senso di tutto ciò, fino ad arrivare alla domanda che ogni uomo si è fatto da quando ha iniziato ad avere contezza di se stesso: è vero tutto ciò? O è solo un phantasmata? un simulacro? volendo riprendere un'altra grande opera di Dick.
E sono un cristiano e conosco bene, perché lo vivo sulla mia pelle, quel comando:
presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi (Rom 6:13).
Chi sono i morti? E chi i viventi?
Possono dei viventi essere morti? E dei morti essere viventi?
Sì.
Perché c'è una vita che è vera, che cammina verso lì dove va il mondo e nelle modalità che questo cammino richiederebbe. Ma che non è la realtà che si mostra a noi esplicita, che vediamo e sperimentiamo quotidianamente, votata alla morte (la famosa x nel ciclo dell'azoto), vissuta da zombi -o semivivi-, cioè da morti che sembrano viventi.
È la vita secondo la realtà voluta da Dio, invisibile agli occhi del corpo (votato alla morte: Rom 7:24) ma percebile da chi è vivo veramente, cioè capace di guardare al mondo esterno e contemporaneamente a quello che vive dentro di noi, datore di senso di ogni cosa.
Non che noi creiamo il mondo con la nostra mente, ma ci è stata data la facolta di leggere la realtà e giudicarla secondo la mente di chi il mondo l'ha creato.
C'è una realtà,insomma, che ci sfugge se stiamo sempre incollati col culo alla sedia del tran tran quotidiano, che non ci permette di venir fuori dalla nostra umanità; che ci fa essere morti pur respirando. Perché ci colloca in un mondo che non è reale, ma solo un phantasmata, un simulacro sporco e irriconoscibile di quello pienamente realizzato voluto all'inizio della creazione, forse 13 miliardi di anni fa.
E c'è una vita, spesso donataci e dimenticata, messa in un cassetto, che questa realtà può penetrare e disvelare. Ma che non avviciniamo neanche perché ci è scomoda.
E così potremmo essere dei morti fatti viventi e invece ci accontentiamo di essere dei semivivi, col battito cardiaco e la saturazione dell'ossigeno perfetti e l'anima e la psiche che vagano nel buio.
Siamo, direbbe Geremia, uomini che hanno scelto di abbandonare la sorgente dell'acqua che può farci entrare nella vita, per invece faticare e scavarci cisterne rotte che questa vita non trattengono, ma lasciano scappare. (2:13)
A conclusione, e quasi a giustificare questa mia lettura spirituale di Ubik, è noto che Dick era vicino alla chiesa episcopale, seppur con una matrice spirituale molto gnostica: nel terzo libro della Trilogia di Valis, La trasmigrazione di Timothy Archer, il vescovo Archer è la trasposizione letteraria di Jim Pike, vescovo episcopale suo grande amico e guida carismatica di moltissimi in quel periodo. Ed è ancora noto che scrisse pagine e pagine di esegesi dei testi biblici.
Ma questa è un'altra storia, come dicono quelli bravi.
martedì 14 luglio 2020
Il terrore dalla sesta luna: quando arrivano i cosi da un altro mondo

Nel 1938 Robert A. Heinlein, allora all'inizio della sua carriera di scrittore, era attivo nel Partito Socialista e si era presentato alle elezioni per un seggio nell'Assemblea di Stato della California.
Nel 1938 Konrad Heinlein è tra i fautori di una separazione dei Sudeti dalla Cecoslovacchia per un'annessione alla Germania nazista. Così organizza diversi attentati in Cecoslovacchia dando la scusa ad Hitler di denunciare la conseguente repressione del governo di Praga contro questa rivolta. Heinlein (Konrad) è così costretto a fuggire in Germania dove, l'anno seguente, aderirà al partito nazista.
Nel 1938, i giornali americani riportano a titoli cubitali la vicenda europea, sbattendo in prima pagina il nome di Heinlein (sempre Konrad).
Nel 1938 Rober A. Heinlein perde le elezioni perché i lettori della California (che come quelli di tutto il mondo evidentemente si fanno un'idea della realtà leggendo solo i titoli dei quotidiani) lo confondono col suo omonimo nazista.
Eh sì, quando si dice la sfortuna...
Ma questa vicenda non vi ricorda anche quella italiana odierna in cui la politica si fa sparando castronerie e bufale a tutto spiano con la certezza che la stampa amica le rimbalzerà e diverranno, così, verità?
Mi chiederete che c'entra tutta questa storia con un blog che parla di fantascienza.
E io vi rispondo, sinceramente: niente!
Se non per il fatto che oggi vorrei parlare di Robert A. Heinlein e di un suo capolavoro diventato un film: Il terrore della sesta luna del 1951.
Per dirvi di cosa tratta il libro (se non lo conoscete gia), vi riporto la quarta di copertina di una delle sue edizioni italiane:
La Terra è invasa da una misteriosa specie che viene dalla sesta luna di Saturno, ma nessuno si è ancora accorto di nulla. Gli extraterrestri hanno la forma di grosse amebe che controllano le ramificazioni nervose dei loro involontari ospiti. Ma qualcuno sa che quell'ingobbimento della schiena di molte persone, all'apparenza normali, altro non è se non il segno che quella persona non è più umana. I Titani, questo è il nome dei parassiti, verranno sconfitti dopo che Sam Cavanaugh sarà riuscito a gettare l'allarme e a convincere tutti a girare nudi per dimostrare di non essere stati invasati.
Il romanzo di Heinlein venne pubblicato sia in tre puntate sulla rivista Galaxy Science Fiction (ma modificato senza il consenso dell'autore!), sia in volume dalla Doubleday (qualche volta dovrò parlarvi delle case editrici e delle riviste che hanno lanciato i maestri della fantascienza negli anni 40-60).
Prima di arrivare sullo schermo ben 53 anni dopo tuttavia, già nel 1958 qualcuno provò a usarne la trama (o quanto meno le idee), ma senza il consenso di Heinlein, il quale fu costretto a chiamare in giudizio per plagio i produttori di questo film: Il cervello di Eaters. Alla fine tutto si risolse con 5000$ di danni, a fronte dei 150000 richiesti.
Lo stesso tema è richiamato in due episodi della serie The Outer Limits (una specie di seguito de Ai confini della realtà) del 1964; nell'ultimo episodio della stagione 1967 di Star Trek; e infine in due episodi di Star Trek: The new generation del 1988: Coming of Age e Conspiracy.
Ma veniamo al 1994, quando si pensa che se il pubblico ha favorevolmente accolto qualche mese prima Body Snatcher di Abel Ferrara, terzo remake de L'invasione degli ultracorpi, forse può essere una buona idea proporre un film dal libro di Heinlein che come tematica non si discosta molto: cose extraterrestri che si impossessano degli uomini (sì, lo so, detto così sembra una cosa da bambini; ma voi come riassumereste l'argomento?).
E così viene chiamato Stuart Orme alla regia (un allora quarantino che poi dirigerà anche The Last World tratto dal libro di Conan Doyle) e attori del calibro di Donald Suterland (già presente in Terrore dallo spazio profondo, secondo remake de L'invasione degli ultracorpi) e Richard Belzer (uno dei miei attori preferiti, ma che esce di scena troppo presto) e si confeziona questo Il terrore dalla sesta luna.
Che dire di questa operazione?
Io, umile lettore di fantascienza e consumatore vorace di film di genere (almeno fino agli anni '80) dico che il libro merita di essere letto e il film di essere visto.
Ho letto in giro recensioni sul film a dir poco stroncanti. Il classico dizionario Morandi dice (testualmente): "Moscio, senza brividi, già visto. Non si può prenderlo nemmeno omaggio perché la regia è inetta".
De gustibus...
Io mi sono divertito a guardarlo, forse perché sono di bocca buona e non ho studiato nei 'libri grossi' della cinematografia.
Ha una trama che fila (di quanti film odierni, con budget da urlo, dici agli amici che hai capito quello che raccontano solo perché sennò ci fai la figura del troglodita?), abbastanza aderente a quella del libro; gli attori sanno recitare; i cosi alieni non fanno poi così paura ma non vorrei di certo incontrarli per strada; ha persino un lieto fine che non guasta. Ma si sa che se oggi se non si sterminano intere famiglie e l'eroe non ne esce tagliuzzato per benino quelli con la puzza sotto al naso non godono.
Forse le musiche sono un po' non all'altezza? Ok, può esser vero.
Però alla fine passi quasi due ore senza accorgertene.
E magari ti resta quella domanda: ma mia moglie è davvero umana? Farò bene a farla spogliare stasera prima di andare a letto? (e non per quello che pensate voi!)
E se volete, eccovi il film.
mercoledì 8 luglio 2020
Buttali fuori entro venerdì!

Hall così si presenta a casa della signora Barrow e le dice che ha trovato per lei un'altra sistemazione dove può andare ad abitare... nell'interesse di tutti.
Ma quando Mary e il marito arrivano nella nuova casa di Harlow New Town, scoprono che in verità gli affitti sono molto più alti di quanto promesso.
La storia si svolge in un futuro in cui il capitalismo ha permeato la società e allungato ormai i suoi tentacoli dappertutto. Al punto che l'Ente Controllo Genetico ha stabilito che l'altezza degli uomini non debba superare i 4 piedi (1,20 m.); ciò per permettere di ammassare il doppio di persone nelle case.
E così si prospettano ancora nuovi affari per John Pebble e la Stige SpA: ha comprato una dozzina di abitazioni a 5 e le rivenderà a 34. La maggior parte sono vuote, ma qualcuna ancora no; perciò c'è ancora bisogno del lavoro di Mark Hall...
Vi è piaciuta la storia? Sì? E allora andate a leggere... anzi no, ad ascoltare un po' di musica.
Infatti quella che avete appena letto non è la trama di un libro di fantascienza, magari di A.C. Clarke, ma il testo di una canzone.
E non potevano essere che i Genesis, che nell'album Foxtrot (siamo nel 1972!), inseriscono questa meravigliosa perla di Get ‘em out by friday. È lo stesso disco che contiene Watcher Of The Skies, in cui l'umanità, magari proprio quella descritta qui, non esiste più, spazzata via proprio a causa del suo esser marcia fin nelle midolla.
Che dire, in conclusione?
Che mi sto divertendo un mondo a cercare queste chicche per voi! Perché io stesso non le conoscevo.
Ho sempre ascoltato musica prog (Banco, PFM, Genesis, Pink Floyd, Yes, King Crimson...), affascinato dalle sue melodie classiche espresse con sonorità moderne. Ma non conoscendo la lingua inglese, non mi ero mai soffermato sui testi dei gruppi non italiani.
E ora invece sto scoprendo un mondo veramente interessante.
E spero di continuare così, per il mio e (spero) vostro divertimento e, perché no, arricchimento culturale.
E ora divertitevi con Get ‘em out by friday!
Ah: e fatemi sapere!
lunedì 6 luglio 2020
Ennio Morricone, un uomo schivo al servizio dell'arte dell'immaginazione

Infatti in quell'anno benedetto, oltre a capolavori come Amici miei e Qualcuno volò sul nido del cuculo usciva il precursore dei film 'de paura' sui pescecani: Lo squalo.
E il leitmotif della sua colonna sonora è rimasta come segno indelebile per tutti i musicisti che si sono cimentati in seguito col tema: squalo cattivo che mangia uomo buono (non nell'accezione mangereccia del termine!).
Ma c'è un'altra colonna sonora che rimane indelebile nella memoria di chi l'ha ascoltata almeno una volta.
Una colonna sonora altrettanto incisiva, altrettanto immaginifica, altrettanto piena di pathos. Questa:
Perché vi parlo di La Cosa?
Per due motivi.
Anzitutto perché il film di J. Carpenter si basa su un bellissimo racconto di fantascienza horror di J.W. Campbell La cosa da un altro mondo (e che non è il remake del film del 1951 tratto dallo stesso racconto). E questo è pane per i denti del mio blog.
E poi -non meno importante- perché la colonna sonora, visto che è di questo voglio parlare, è stata composta da Ennio Morricone, scomparso proprio oggi.
Ennio Morricone ha da sempre non solo scritto con la sua musica film tra i più belli della storia del cinema (perché a questi livelli la colonna sonora è parte integrante del film stesso), ma anche perché ha accompagnato con le sue melodie i miei momenti di riflessione, di meditazione, i miei viaggi in auto.
L'oboe del tema di Mission mi tiene coi piedi per terra quando spiritualmente penso di volare ai settimi cieli (solo chi ha visto il film può capire di che parlo).
Il tema di Deborah mi ricorda che i miei bisavoli sono stati tra le decine di migliaia di meridionali andati in America a cercare fortuna.
"Giù la testa" e "Il bello il brutto e il cattivo" hanno accompagnato i voli della mia fantasia armata con le pistoline di plastica e le stelle di latta da sceriffo.
Ma The Thing non è stata l'unica colonna sonora che Morricone scrisse per la fantascienza.
C'è stato Mission to Mars (2000) di Brian De Palma.
Yado (1985) di R. Fleischer -ma qui siamo più nel campo del fantasy.
L’umanoide (1979), la risposta italiana a Guerre Stellari, mettiamola così.
Holocaust 2000 (1977), altro film italiano con attori del calibro di Kirk Douglas, Agostina Belli, Ivo Garrani...
E mi fermo qui.
Non ho voluto fare un ricordo di Ennio Morricone, non ne sono capace, non sono né un critico musicale né cinematografico, lo ripeterò sempre.
Ma ho voluto solo dire che è bello volare con la fantasia; ed è anche più bello quando ti accompagna una buona musica.