sabato 15 aprile 2023

Il grosso guaio di Melany

... mi avventuro per un viottolo polveroso.
Cos’è che aveva detto quella voce concitata al telefono?

“Sono in un grosso guaio! La prego, mi aiuti!”

E io stavo andando a vedere che faccia avesse quella voce al telefono.

A naso, anzi ad orecchio, dovrebbe avere sulla ventina, magra, mediamente scolarizzata.

Sono un esperto di voci al telefono, visto che il mio lavoro di investigatore privato inizia sempre con la telefonata di qualcuno che ha un problema.

Seguo il lungo mare fino a quando il navigatore non mi dice di svoltare a destra e aggiunge: “Il punto di arrivo è alla tua destra”.

Alla mia destra c’è un groviglio di lecci; lascio l’auto e mi avventuro per un viottolo polveroso.

Cinquanta metri e compare all’improvviso una casa rossa con una veranda in legno che protegge la porta d’ingresso.

Sulla veranda c’è un’altalena che sta dondolando e solo quando arrivo vicino mi accorgo che il movimento è dovuto alla presenza di una ragazza: è esattamente come l’avevo immaginata.

Sulla ventina (anche qualche anno in più), magra e con un’ampia gonna lunga stile figlia dei fiori. I capelli sono neri e ondulati e coprono le spalle. In questo momento cercano di sollevarsi col movimento dell’altalena, come la gonna.

Diciamo che nel complesso non mi da l’impressione di una persona che si trovi in un grosso guaio e abbia bisogno di aiuto.

“Buongiorno! È Melany?”

“Oh, sì! E lei è Adam?” mi dice fermando il movimento dell’altalena.

“Certo, sono io.”

Mi avvicino e le porgo la mano.

Melany la ignora, si alza e si getta letteralmente su un divanetto in midollino messo contro il muro. Temo per un attimo che crolli sotto il peso, ma regge bene.

“Prego, sieda lì” e mi indica una poltroncina, sempre in midollino, di fronte.

Mi guardo un po’ in giro, più per istinto professionale che per curiosità, e vedo che la casa è immersa completamente nel boschetto di lecci: se la ragazza teme di ricevere visite poco gradite specie di notte, sarà dura intervenire.

“Le posso offrire qualcosa?” mi chiede.

“No, grazie. Preferisco venire subito al dunque.”

“Sì, certamente. Ma è sicuro che non vuole niente? Una birra? Una limonata fresca? Un caffè?”

“No, no, grazie. Ora mi dica.”

“Certo” sospira.

Pare cercare nell’aria dietro di me qualcosa che la ispiri, ma non apre bocca.

Forse non riesce a dare un nome alla sua paura, penso. Eppure mi sembra abbastanza tranquilla, a suo agio…

“Mi ha chiamato un’ora fa dicendo che era in un grosso guaio, e sono arrivato nel minor tempo possibile… “ dico cercando di richiamarla alla realtà.

“Sì, certo, ha ragione. Vede io qui vivo sola e, specie di notte è pieno di rumori… “

“Immagino” dico quando capisco che anche questa volta non spiccicherà più altra parola. “Però è normale con tutti questi alberi attaccati alla casa. D’altra parte da quanto tempo è che vive qui?”

“Tre anni, più o meno… “

“E sempre da sola?”

“Sostanzialmente sì… “

“In che senso: sostanzialmente?”

“Nel senso che… sì, vivo sola.”

“Quindi sarà abituata al silenzio e ai rumori…”

“Ebbè, sì…”

“E allora questa volta cosa c’è di diverso, cosa le fa credere di essere in un grosso guaio?”

“Ma non potremmo darci del tu” mi dice rianimandosi un po’.

“Va bene, diamoci del tu” rispondo e aggiungo mentalmente: ma sbrigati a dirmi qualcosa!

“Ecco, così mi sento meglio!”

“Anche io” le mento “ora dimmi.”

“Sì, certo. Non so se hai sentito parlare di quel ragazzo che è stato aggredito una ventina di giorni fa nel paese qui vicino…”

“Sì, certamente, ma hanno preso il colpevole; era una sua ex.”

“Conoscevo tutti e due, siamo andati a scuola insieme, al liceo.” Si sistema meglio sul divanetto, prende un cuscino di tessuto a quadri grandi rossi e blu alla sua destra e se lo mette in grembo.

“E quindi?”, chiedo

“Quindi, cosa?” ribatte Melany.

“Quindi cosa ha a che fare con il grosso guaio in cui ti sei cacciata?”

Comincio a perdere la pazienza. Sembra un quiz a premi: se scopri la soluzione vinci l’orsacchiotto.

“No, è che pensavo che potrebbe succedere la stessa cosa a me…”

“Quel caso ormai è chiuso. E comunque potresti andare a stare da qualcuno per qualche giorno. Oppure invitare qualcuno a stare con te per un po’.”

In lontananza sento una campana battere le ore: dovrebbe essere almeno un’ora che sono lì.

“Mah… non conosco quasi nessuno qui… Forse potrei chiamare…”

Poi sembra rianimarsi:

“Non potresti venire tu a farmi compagnia?”

“No di certo! Questo non fa parte dei miei obblighi. Potrei venire a dare un’occhiata ogni tanto, se vuoi. E poi comunque mi hai detto di essere in un grosso guaio, non di avere solamente paura…”

“Beh, volevo dire che… è un guaio trovarmi qui da sola e questo mi fa avere pura.”

Nessuno dei due fiata per un po’. Poi prendo l’iniziativa:

“Allora, cosa vuoi che facciamo? Devo capire come muovermi, come organizzarmi.”

Melany guarda l’orologio.

“Sì, certamente… sei certo di non volere una birra fresca?”

“Non voglio una birra fresca!”

Ormai sto perdendo la bussola: non capisco a quale gioco sta giocando quella ragazza.

“E vabbè, non ti arrabbiare! In fondo stiamo facendo due chiacchiere!” risponde.

“Non stiamo facendo due chiacchiere: tu mi hai chiamato dicendo che avevi bisogno del mio aiuto e io sono venuto.”

Vedendo che la ragazza non fiata decido di risolvere una volta per tutte.

“Allora, mi vuoi dire qual è il grosso guaio e cosa posso fare o no?”

Melany fa la faccia da cerbiatta spaventata. Poi riguarda l’orologio e sembra  sollevata.

“Beh, la verità è che mi annoiavo e non sapevo come passare il pomeriggio, almeno fino alle 19, quando comincia il remake di ‘Pantanal’. Hai presente la telenovela con Ingra Lyberato e Claudio Marzio? Ora sono le 18,45, quindi ci siamo quasi…”

“Sono comunque 100 € più IVA, per 2 ore di lavoro. A chi intesto la parcella?” taglio corto.

E termino la storia.

 

(opera coperta da diritti d'autore)

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