Se vi dico David Lynch, i Toto, Carlo Rambaldi e Brian Eno qual è la prima cosa
che vi viene in mente?
Niente?
E se aggiungo Frank Herbert?
Se siete veramente amanti della fantascienza non potete non aver pensato a Dune, film del 1984.
Il libro di Frank Herbert da cui è tratto il film esce nel 1965 e ha avuto a mala pena il tempo di essere pubblicato (all'inizio in due parti sulla rivista Analog) che vince subito (1966) i premi Nebula e Hugo, come dire gli Oscar della letteratura di fantascienza. Dune è anche il libro che detiene il record di maggior numero di copie vendute per un libro di fantascienza: 12.000.000 (l'ho scritto in numeri che fa più impressione!)
Il testo letterario è molto complesso, pieno di monologhi interiori, visioni immaginifiche, una trama ai limiti del comprensibile. Proprio per questo ci vollero quasi vent'anni perché qualcuno avesse il coraggio di mettere realmente mano all'opera.
Ci avevano provato in molti, in verità, a cominciare da Alejandro Jodorowsky, scrittore egli stesso immaginifico e surreale. Jodorowsky era riuscito a coinvolgere personaggi del calibro di Salvator Dalì, Orson Wells e addirittura i Pink Floyd per la colonna sonora. Ma non se ne fece niente.
Poi arrivò, come sempre, il genio italico di Dino De Laurentis che scucì insieme alla figlia Raffaella tra i 40 e i 45 milioni di dollari e chiamò David Lynch che veniva dalla regia di "The Elephant Man".
Qui le voci sono contrastanti: c'è chi dice che Lynch fece un lavoro ex novo e chi invece che si servì molto di quello di Jodorowsky. Lo stesso Jodorowsky fu dapprima entusiasta che al progetto mettesse mano Lynch, regista che ammirava; ma, avendo visto il risultato, non ne fu molto contento, anzi lo definì "orribile".
La scenografia fu affidata a Anthony Masters, quello di "2001. Odissea nello spazio." Le musiche sono di Jeff Porcaro e compagni, mentre Brian Eno ha composto il motivo principale. Carlo Rambaldi non può che aver lavorato agli effetti speciali.
S'è sempre parlato di Dune come dell'anti Star Wars, e forse è vero, quanto meno perché mette in scena una saga spaziale (e per l'investimento economico...).
Io sono un semplice fruitore di fantascienza, non un critico né uno specialista. E da spettatore tra le atmosfere positive, ariose e ai personaggi a volte scanzonati di Guerre Stellari e la cupezza (e violenza di alcune scene) di Dune, non posso che tifare per George Lucas.
Ora intendiamoci, non sto dicendo che Dune (il film) è una mezza chiavica, ma che a volte c'è bisogno anche di un po' di spensieratezza, aria, profumo di vita. E, specie in queste superproduzioni, di puro divertimento.
Personalmente Dune ve lo consiglio.
Ma il libro.
Nano Nano!
"La patria comune di tutti gli uomini non è forse il mondo, come riteneva Socrate?" (Gaio Musonio Rufo)
martedì 30 giugno 2020
lunedì 29 giugno 2020
Prologo
Ed eccomi a ricominciare...
Per l'ennesima volta, ancora.
Il vizio antico di voler comunicare con la scrittura penso che non mi lascerà fino alla fine della mia vita. E per quanto ogni volta mi dica: lascia stare, sei vecchio, tanto non legge nessuno, e pacche sulla spalla simili, ci ricasco e ricomincio.
Questa volta è un altro blog.
Iniziai il mio primo blog nel 2008. A quei tempi era "Il Garage di Demetrio" e aveva come foto del primo post quella di un'auto sportiva rossa parcheggiata davanti ad un garage; una foto fatta personalmente a Bardonecchia.
Dopo di allora andai avanti per altri 8-9 anni, sempre con lo stesso blog, variando però gli interessi dei post: lettarari, spirituali, diaristici.
Chiuso quel primo blog e dopo qualche mese di stasi ne aprii un altro e poi un altro ancora, che dovevano essere semplici diari.
Poi più nulla fino a qualche giorno fa, quando mi sono detto: sto pubblicando quasi quotidianamente dei post su facebook sulla fantascienza; perché non pubblicarli anche su un blog? E magari poi ampliare un po' il discorso?
Così è nato questo blog, con la partecipazione attiva di alcuni amici per la parte "estetica" (che ancora può migliorare se mi date qualche dritta).
Volevo subito chiarire una cosa per non far nascere false aspettative: io non sono un conoscitore di fantascienza, né letteraria né cinematografica; io ne sono solo un fruitore.
Quindi non vi aspettate discorsi cattedratici, giudizi sapienziali su questo o quell'autore, critiche alla scrittura di Tizio, esegesi di Caio, saggi sulla corrente XY.
Su questo blog si vola basso: aneddoti, curiosità, pareri personali, al massimo collegamenti tra scrittura, cinema e musica; sempre a fondo fantascientifico.
Può essere che inframmezzerò con qualche post più generalista o diaristico.
E poi, sarà quel che sarà.
Se vi piacerà e vi interesserà, sarete i benvenuti.
Altrimenti amici come prima.
Nano! Nano!
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C'è qualcuno là fuori? Magari Orson? |
Per l'ennesima volta, ancora.
Il vizio antico di voler comunicare con la scrittura penso che non mi lascerà fino alla fine della mia vita. E per quanto ogni volta mi dica: lascia stare, sei vecchio, tanto non legge nessuno, e pacche sulla spalla simili, ci ricasco e ricomincio.
Questa volta è un altro blog.
Iniziai il mio primo blog nel 2008. A quei tempi era "Il Garage di Demetrio" e aveva come foto del primo post quella di un'auto sportiva rossa parcheggiata davanti ad un garage; una foto fatta personalmente a Bardonecchia.
Dopo di allora andai avanti per altri 8-9 anni, sempre con lo stesso blog, variando però gli interessi dei post: lettarari, spirituali, diaristici.
Chiuso quel primo blog e dopo qualche mese di stasi ne aprii un altro e poi un altro ancora, che dovevano essere semplici diari.
Poi più nulla fino a qualche giorno fa, quando mi sono detto: sto pubblicando quasi quotidianamente dei post su facebook sulla fantascienza; perché non pubblicarli anche su un blog? E magari poi ampliare un po' il discorso?
Così è nato questo blog, con la partecipazione attiva di alcuni amici per la parte "estetica" (che ancora può migliorare se mi date qualche dritta).
Volevo subito chiarire una cosa per non far nascere false aspettative: io non sono un conoscitore di fantascienza, né letteraria né cinematografica; io ne sono solo un fruitore.
Quindi non vi aspettate discorsi cattedratici, giudizi sapienziali su questo o quell'autore, critiche alla scrittura di Tizio, esegesi di Caio, saggi sulla corrente XY.
Su questo blog si vola basso: aneddoti, curiosità, pareri personali, al massimo collegamenti tra scrittura, cinema e musica; sempre a fondo fantascientifico.
Può essere che inframmezzerò con qualche post più generalista o diaristico.
E poi, sarà quel che sarà.
Se vi piacerà e vi interesserà, sarete i benvenuti.
Altrimenti amici come prima.
Nano! Nano!
sabato 27 giugno 2020
Post di prova
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Di produzione tedesca (come il film: "Sojux 111 terrore su Venere") è una serie televisiva del 1966 e forse qualcuno la conosce anche come "La pattuglia dello spazio, che traduce letteralmente la prima parte del titolo in lingua madre.
Era composta da soli 7 episodi (ma in Italia ne arrivarono solo 4... misteri dello spazio infinito!). Fu girata in bianco/nero e non fu mai acquistata dagli americani proprio per questo motivo, oltre a quello che era stata doppiata, e in America questo non piace molto. O, per essere cattivelli, forse perché uscì solo 9 giorni prima della messa in onda della prima puntata di Star Trek? O semplicemente perché aveva ragione Alberto Sordi a descrivere i 'mericani come sbruffoncelli viziati e coi paraocchi?
Non vado oltre per non ricevere qualche richiamo dall'ambasciata a stelle e strisce...
Ma di che parla quest'Astronave Orion?
Siamo nell'anno 3000 e il Comandante McLane comanda l'incrociatore galattico Orion. McLane non è un tipo facile di carattere ed è in continua lotta col governo terrestre, oltre che con le 'rane', cioè extraterrestri dal corpo umanoide traslucido che cercano di arrivare sulla terra.
La quale terra vive in pace (!?) e ha colonizzato anche i fondali marini dove infatti si trova la base del sistema di sicurezza che protegge il globo. È bello vedere le immagini della base immersa nell'oceano e con le cupole trasparenti da cui si vedono nuotare pesci enormi! Ed è proprio allo Starlight - Casino sottomarino che si riunisce l'equipaggio dell'Orion, quando non è in missione, tra stranissimi balli e comunissimi bicchieri di scotch.
Una curiosità per chiudere. Vedrete l'astronave decollare e atterrare in mare: le bolle create dal movimento sono state fatte con le pastiglie effervescenti dell'Alka-Seltzer!
Insomma se vi ha incuriosito leggere questa storia, guardatevi il primo episodio di Astronave Orion. Tutti gli altri sono regolarmente su Youtube.
Nano Nano!
sabato 16 marzo 2019
Friday for future. Solo il venerdì?
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Un venerdì per il futuro! E gli altri giorni? |
In cui si aveva in mente una meta alta.
Oggi se provi a dire: proviamo a desiderare di vivere in armonia? ti rispondo: ma guarda che dito indice sporco che hai! oppure: non ti vergogni ad indicare qualcosa che non sei tu e l'"essere divino che è in te"?
Faccio queste riflessioni dopo aver visto e sentito di tutto e di più sulla marcia dei giovani a favore del clima: il Friday for future.
Il mondo come al solito si è diviso, equamente e in modo preconfezionato, tra chi ha appoggiato (normalmente personaggi "di sinistra") in toto l'iniziativa, spendendo parole di elogio su questi giovani virgulti che soli possono salvare questa società morente; e chi invece ha storto il naso, sentendo puzza di complotto e di manovre sotterranee contro l'establishement (normalmente personaggi "di destra").
Comincia a darmi fastidio questo modo di vedere le cose.
Non per la divisione tra pari e dispari, bianco e nero, luce e buio; ma tra chi sta da una parte o dall'altra solo perché quelli "della sua parte" la pensano così.
Come quel vecchio gioco che si faceva una volta: mangi la mortadella? sei di sinistra; il prosciutto? di destra. Mutande? di sinistra; boxer? di destra.
Sì, io preferisco la mortadella e indosso le mutande, e mi considero "di sinistra", ma non vuol dire che lo faccio perché "quelli di sisnistra fanno così".
Una volta parlando con un amico, gli dissi: a me piaccioni gli anziani che all'osteria giocano a carte davanti ad un bicchiere di rosso e con in bocca un buon sigaro (ancora era permesso fumare nei luoghi pubblici); mi danno un senso di bontà, sicurezza...
E l'amico mi stroncò dicendomi: ma tu hai provato ad ascoltare tutte le cattiverie, le bestemmie e i pettegolezzi che si dicono tra loro?
Idealizzavo qualcosa che, in fondo, non conoscevo.
Bene, per tornare all'argomento devo dire che non credo in queste manifestazioni.
Sì, è tutto bellissimo, i giovani ti danno speranza, sanno essere creativi anche nell'espressione, hanno tutta la forza dei loro anni verdi. Ma che esperienza hanno di vita reale? E lo dico a partire dal ricordo che ho io dei miei 15 anni. Cosa ne sanno di come funziona realmente un ciclo produttivo? Di quali sono le cause dell'inquinamento? Sanno che per produrre lo smartphone che hanno in tasca si consumano 13 tonnellate di acqua; e per la barretta al cioccolato che sgranocchiano a colazione di tonnellate d'acqua ce ne vogliono 1,5 e 2,5 metri quadrati di suolo? Dovrebbero leggere gli studi sull'impronta idrica che, probabilmente, nessuno gli ha mai detto cosa sia. Come nessuno l'ha detto a me.
I giovani forse salveranno davvero l'ambiente, anche per una questione anagrafica: io ho quasi 60 anni e penso di averne davanti ancora una 15ina di buono; e in questo poco tempo posso fare davvero poco.
Un ragazzino di 15 anni, invece, ne avrà da vivere almeno un'altra 70ina, perciò...
Come in tutte le cose, la sfida che viene lanciata dovrebbe iniziare veramente quando il corteo si scioglie, quando il congresso viene dichiarato chiuso, quando ti alzi la mattina seguente dopo una notte ristoratrice per tutta l'energia spesa il giorno prima a cantare e urlare slogan dietro uno striscione dai toni fantasiosi e accattivanti.
Il mio non è un pistolotto, ma solo una constatazione; che parte dal mio luddismo intellettuale che mi porta ad andare a sbattere violentemente sempre contro la realtà.
Perché se voli alto, come vogliono "quelli che contano", la realtà non l'affronti, la scavalchi.
Ma la realtà ha il brutto vizio di chiedere sempre che il conto venga saldato.
lunedì 11 marzo 2019
Cambiamento... si fa preso a dire: cambiamento!
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Oggi dobbiamo essere tutti felici! Altrimenti non saremo felici! |
Cambiare fa parte della natura, fisica mentale e spirituale, umana.
Ogni anno di questi tempi boccioli di ogni forma e colore riempiono i rami. Dopo un certo tempo dobbiamo cambiare le scarpe, che si consumano; gli abiti, che diventano logori. Spesso ci accorgiamo di avere amici diversi da quelli di qualche anno fa.
Quasi tutti i giorni, guardandomi allo specchio, scopro di avere qualche pelo o capello bianco in più...
A me, fa paura il cambiamento fine a sé stesso.
Mi fa paura il giovane (o il vecchio che 'si sente' giovane) che alla domanda: perché fai questa cosa? risponde candidamente: perché mi va di farla, che male c'è?
Tutto è misurato ormai su sé stessi. Siamo diventati, nel bene e nel male, metro della realtà (ricordate lo spot: perché TU vali!, che un fondo di realtà ce l'ha. Ma solo un fondo). Siamo tornati indietro di 300 anni (o meglio siamo figli di quell'epoca) quando si cominciò a dire che la realtà esiste solo per quello che io ne posso capire e carpire.
Il buon san Tommaso (che Dio l'abbia in gloria!) diceva che "la verità è l'adeguatezza/corrispondenza della cosa e dell'intelletto" (De veritate, q. 1 a. 2 s. c. 2). Oggi 'eminenti scienziati' ci dicono che "il mondo è una creazione della mente" (perché allora ululano di dolore se di notte beccano lo spigolo del comò col mignolino? bah...).
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È sempre lui, Tommaso d'Aquino! |
Così se una cosa "mi piace" è bella e buona. Se invece mi provoca domande o si frappone tra me e il mio piacere, allora è sbagliata, da eliminare, demonizzare.
Ecco, "demonizzare".
Abbiamo cassato il demonio dalla nostra realtà umana, ma abbiamo imparato a demonizzare ciò che non ci piace.
Addirittura parlare del demonio è visto come opera... del demonio! Un demonio illuminista, scientista, ma pur sempre un demonio, cioè qualcuno che vuole male alla società, che la vuole riportare nel medioevo, come se il succitato Tommaso d'Aquino, Dante Alighieri, Giotto, Guglielmo di Occam (sì, proprio lui, quello del 'rasoio di Ockham” – concetto tuttora alla base del pensiero scientifico) non venissero dal medioevo.
Forse mi sono spinto oltre, ho messo troppa carne al fuoco. E visto che scrivo queste cose per dare, a chi vuole, spunti di riflessione, non vorrei che queste poche righe procurino un'indigestione intellettuale.
Così, vi do' appuntamento alla prossima. Scrivetemi, se lo volete, qui sotto nei commenti o su Twitter (sono sempre io, tranquilli!) o su Facebook. Più siamo più ci divertiamo!
venerdì 8 marzo 2019
Luddista intellettuale a chi?
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Ci stanno facendo perdere in un ingranaggio più grande di noi |
Questo titolo, in verità (vogliamo definire: epiteto?), mi venne attribuito quando amministravo l'altro blog, anche se non ricordo di preciso per quale motivo.
E ora che le cose sono cambiate e mi ritrovo a vivere una nuova stagione di pensiero e di fede, mi accorgo che il luddismo non è lontano da me.
Se capiamo cos'è il luddismo, forse posso anche spiegare meglio come l'intendo io, visto che non mi occupo di telai e fabbriche tessili, ma appunto di pensiero e di fede.
Riporto la definizione dell'Enciclopedia Treccani:
Movimento operaio che in Gran Bretagna, nel 19° sec., reagì violentemente all’introduzione delle macchine nell’industria (ritenute causa di disoccupazione e di bassi salari); prende nome dall’operaio Ned Ludd, che nel 1779 avrebbe infranto un telaio. Gruppi organizzati di luddisti entrarono in azione per la prima volta a Nottingham nel 1811; la rivolta si estese nello Yorkshire, Lancashire, Derbyshire e Leicestershire. Gravi incidenti occorsi nel 1812 provocarono una dura repressione, con impiccagioni e deportazioni dei rivoltosi, e l’organizzazione parve disciolta. Nel 1816 si verificarono tuttavia tumulti analoghi, sempre con centro a Nottingham ed estesisi poi in quasi tutto il Regno e si ebbero nuove repressioni; pose fine all’agitazione il miglioramento della situazione economica generale.Di certo Ned Ludd, se mai è esistito, non era contrario al progresso, ma solo preoccupato della disoccupazione e dei bassi salari come conseguenza dell'introduzione delle macchine tessili. La sua lotta e quella dei suoi compagni, anche violenta, era un grido non contro le macchine in sé (avevano orecchie le macchine? potevano sentire e capire?) ma contro un mondo che stava cambiando senza tenere conto dell'uomo, calpestandolo. Che, già da allora, si stava rivoltando contro il suo creatore.
Oggi, a distanza di più di 2 secoli, ridiamo con sufficienza di quelle persone e le chiamiamo con verbo sprezzante "luddisti". Ma poi vomitiamo veleno contro i robot che stanno sostituendo l'uomo nelle fabbriche.
Magari scrivendo un twitt su un ipertecnologico smartphone da 1000€.
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Harry Pass, in tutto il suo fulgore... |
Bene, questo mondo non fa per me.
Questo mondo qualcuno l'ha costruito e lo sta usando (e non sono complottista!) come metodo di distrazione di massa per allontanarci dal centro di noi stessi, per rubarci l'anima.
Per rubare all'uomo la sua essenzialità e sostanzialità.
Forse ho messo qualche tassello in più per spiegarvi cosa intendo quando dico di essere un luddista intellettuale.
giovedì 7 marzo 2019
Luddismo intellettuale
Ma forse perché (ri)voglio l'armonia delle cose e il monachesimo (come redductio ad unum) dell'anima?
Oggi se non sei veloce, tecnologico, se non compari contemporaneamente su 3 social, semplicemente non esisti.
Se non ti lasci trascinare dal rap, se non mostri quei centimetri di pelle vicinissimi all'inguine (la tetta ormai è sdoganata da tempo e al "lato b" non fa caso più nessuno, nemmeno i voyer più incalliti...) nessuno ti... prende in considerazione, diciamo così.
E in un mondo in cui si declinano le generalità con nome cognome e numero di follower; in cui quando vai in TV ti qualificano come 'blogger', 'influencer' (ho appena scoperto che accanto al food blogger sono nati i food influencers...) , come se blogger e influencer fossero mestieri come altri se non migliori; in un mondo così, rischi di avere una rubrica telefonica limitata ai genitori e ai parenti stretti.
Non sei nessuno, insomma.
Secondo le categorie del 'mondo'.
Si tratta quindi di stabilire se ci si vuole omologare al 'mondo', alla cultura corrente o meno.
Se non ti lasci trascinare dal rap, se non mostri quei centimetri di pelle vicinissimi all'inguine (la tetta ormai è sdoganata da tempo e al "lato b" non fa caso più nessuno, nemmeno i voyer più incalliti...) nessuno ti... prende in considerazione, diciamo così.
E in un mondo in cui si declinano le generalità con nome cognome e numero di follower; in cui quando vai in TV ti qualificano come 'blogger', 'influencer' (ho appena scoperto che accanto al food blogger sono nati i food influencers...) , come se blogger e influencer fossero mestieri come altri se non migliori; in un mondo così, rischi di avere una rubrica telefonica limitata ai genitori e ai parenti stretti.
Non sei nessuno, insomma.
Secondo le categorie del 'mondo'.
Si tratta quindi di stabilire se ci si vuole omologare al 'mondo', alla cultura corrente o meno.
Perché uno dei barbatrucchi di questa società planetaria è che lei ti ama, lei ti coccola, lei ti indica la strada verso la felicità.
Ma siamo sicuri che la felicità della società planetaria sia anche la tua felicità?
Siamo sicuri che la società planetaria non sia un enorme influencer che vuole solo che tu ti abitui ai suoi gusti, al suo modo di vedere le cose per poi pian panino farti pensare che è bello, buono e giusto solo quel che vuole lei?
Io partirei da qui...
Buona giornata!
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